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La caduta di Silvio Garattini: «10 punti di sutura, ma i miei figli mi proibiscono di viaggiare»

08 Aprile 2025 - 07:58 Alba Romano
Silvio Garattini caduta
Silvio Garattini caduta
Ma le sue battaglie continuano: «L'alcol? Cancerogeno come le sigarette ma lo trattiamo in modo diverso»

Silvio Garattini ha un po’ di mal di schiena: «È una cosa di cui finora a 96 anni non avevo mai sofferto». Il fondatore e presidente onorario dell’Istituto Mario Negri è caduto qualche giorno fa: «Dieci punti di sutura: per fortuna non mi sono rotto niente, però ho avuto una forte contrazione muscolare e i miei cinque figli mi hanno proibito di viaggiare. Temo che fino alla fine del mese non mi faranno muovere». Intanto continua a scrivere. L’ultimo libro lo ha pubblicato con Mario De Curtis, pediatra, per Baldini+Castoldi e si chiama La salute dei bambini.

Perito chimico

Oggi spiega a La Stampa che da piccolo «non avevo molte idee. Andavo all’oratorio, a un certo punto pensai pure di entrare in seminario. Poi ho fatto il catechista, prima di iscrivermi a Gioventù Studentesca e scrivere su un giornale, Quattro meno, a cui collaborava anche Umberto Eco». Ha un diploma di perito chimico: «Ed è il titolo a cui tengo di più, quello da cui dipende tutto il resto. Fu mio padre, a guerra in corso, a indirizzarmi verso una scuola professionale di Bergamo, la città dove sono nato, in modo che a 18 anni potessi portare denaro in casa». Poi andò a lavorare in Dalmine prima di iscriversi all’università dove conobbe Nella, la sua futura moglie, che lo preparò per gli esami.

Ministro mancato

Tempo dopo ha rifiutato il posto da ministro della Sanità: «Non c’erano le condizioni. Un ministro deve dire sempre di sì, mi avrebbero cacciato dopo 15 giorni». Il racconto arriva all’incontro con Mario Negri: «Era un imprenditore che dopo la guerra fece tanti soldi grazie all’intuizione di creare il gioiello industriale, creato con le macchine. Gli chiesi: “Perché non mi aiuta?”». E lui? «All’inizio nicchiò: “Sei un po’ giovane”. Ma quando, poco dopo, morì, nel testamento lasciò un legato per aprire una fondazione, prescrivendo che la dirigessi», dice a Filippo Maria Battaglia.

Fumo e alcol

Poi parla delle sue grandi battaglie: «I fumatori danneggiano non soltanto loro stessi ma anche gli altri: ogni anno 50 miliardi di mozziconi finiscono sul terreno, nelle falde e quindi anche nel cibo che mangiamo. Per non parlare dell’alcol: è cancerogeno come la sigaretta, ma lo trattiamo in modo diverso». Lui beve «pochissimo, da sempre. E adesso solo birra dealcolata». Ora la guida della Fondazione è passata a Giuseppe Remuzzi: «Non è stata la cosa più piacevole del mondo, ma – superati i 90 anni – il pericolo che morissi e che si creasse il caos sulla mia successione era troppo alto». Ma non ha paura della morte: « So bene che abbiamo 900mila novantenni ma solo 22mila centenari. Se domattina mi sveglio, è già un successo; ma se mi sveglio, devo fare tutto quello che posso, come se dovessi vivere altri cent’anni».

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