Il Washington Post: «Musk ha chiesto a Trump di revocare i dazi»


Nel fine settimana Elon Musk ha cercato personalmente di convincere Donald Trump a revocare i dazi, anche quelli sulla Cina. È quanto scrive il Washington Post, citando due persone che hanno familiarità con la questione. Il tentativo, al momento, non ha avuto successo. La rottura del multimiliardario, a capo del Doge, rappresenta il disaccordo più importante tra il presidente Usa e uno dei suoi principali collaboratori. Nella giornata di ieri, Musk ha condiviso su X un vecchio video in cui Milton Friedman, premio Nobel per l’economia (morto nel 2006) e uno dei più fervidi sostenitori del libero mercato, illustra con una matita «la magia del sistema dei prezzi» e la necessità di avere commerci senza barriere. Nella clip Friedman, che negli anni Ottanta è stato il teorico del neoliberismo di Reagan e di Margaret Thatcher, tiene in mano una matita e spiega da dove vengono le varie parti con cui è stata prodotta. Nel post, Musk non fa commenti, ma l’affondo è chiaro.
Gli attacchi di Musk
Nei giorni precedenti il capo del Doge aveva auspicato «zero dazi» tra Europa e Stati Uniti e aveva attaccato il consigliere della Casa Bianca per il commercio, Peter Navarro, considerato l’architetto dei dazi, come un «egocentrico che non ha mai costruito un c…». Navarro lo ha liquidato così: «Elon non è un produttore ma un assemblatore di automobili», con pezzi che arrivano da Cina, Giappone e Taiwan, «mentre noi vogliamo che gli pneumatici siano realizzati ad Akron, vogliamo che le trasmissioni siano realizzate a Indianapolis». Nell’amministrazione Trump cominciano, dunque, a volare gli stracci. Nel frattempo, Tesla ha visto le vendite trimestrali crollare drasticamente a causa delle reazioni negative al suo ruolo di consigliere di Trump. Le sue azioni erano scambiate a 233,29 dollari, in calo di oltre il 42% da inizio anno.