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Dazi, Urso: «Vogliamo l’immediata sospensione del Green deal». E sui nuovi mercati non cita la Cina

Il ministro per il Made in Italy al question time: «Mettiamo sotto moratoria tutte le direttive e i regolamenti in fase di attuazione»

Il ministro Adolfo Urso, nel corso del question time di oggi 9 aprile, mette sul tavolo un altro elemento della strategia del governo Meloni, che finora aveva parlato di riflessione e di rallentamento di alcune direttive eccessivamente burocratiche dell’Unione ma non ancora di stop totale delle più restrittive. Ora, invece, Urso annuncia la volontà dell’Italia di formalizzare la richiesta di moratoria su tutte le «direttive e i regolamenti in fase di attuazione, come già ottenuto per la direttiva sulla deforestazione, e nel contempo immediate misure di semplificazione e sburocratizzazione sospendendo anche le norme che soffocano le imprese e le regole folli del Green deal che hanno portato al collasso l’industria dell’auto europea, peraltro la più penalizzata dai dazi americani». In uno slogan, aggiunge il ministro del Made in Italy, «il nostro principio di fondo è zero dazi esterni e zero burocrazia interna».

I 25 miliardi per le imprese

Urso ha sottolineato le misure di sostegno annunciate ieri dal governo alle imprese con il trasferimento dei fondi del Pnrr e di fondi Europei per un totale di 25 miliardi: «In questo modo pensiamo a dare una risposta strutturale e non occasionale alla sfida competitiva che il made in Italy deve affrontare in questa nuova fase globale. Ritengo sbagliato rispondere come propone qualcuno con il boicottaggio delle merci americane che a nostro avviso è la peggiore delle reazioni perché giustificherebbe analoga risposta da parte degli Stati Uniti. Per favore evitiamo risposte da pazzi».

Gli altri mercati

Urso ha poi annunciato che in ogni caso l’Italia farà una campagna di promozione dei prodotti negli Usa perché gli americani «non vogliono abbandonare il made in Italy» e che si apriranno «nuove opportunità»: «Solleciteremo la commissione a finalizzare l’accordo Mercosur, e a lavorare a nuove intese commerciali con India, Malesia, Filippine e Australia. Nell’Indo pacifico ci sono prospettive interessanti, dobbiamo però abbandonare la prospettiva multilaterale del Wto verso invece accordi bilaterali». Nell’elenco non c’è la Cina, la più soggetta ai dazi di Trump e, secondo alcuni analisti, vero argomento del pressing americano sull’Europa.

La replica delle opposizioni

«Ministro Urso, avevamo aspettative basse, ma lei è un dazio insopportabile. Il Governo vuole pagare il debito degli Usa con i soldi degli italiani. Di fronte alla follia dei dazi, si cede al ricatto comprando quello che loro vogliono: gas liquido e armamenti. E attaccate il Green Deal per giustificare una nuova dipendenza dal gas americano», dice il vicecapogruppo di Avs alla Camera, Marco Grimaldi in replica: «Il protezionismo Usa è figlio di un indebitamento record verso l’estero e, prima o poi, tutti gli attori internazionali dovranno sedersi attorno a un tavolo e imporre delle regole a quegli squilibri».

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