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Lino Banfi e il corto sull’Alzheimer: «Ho rivissuto la malattia di mia moglie»

09 Aprile 2025 - 06:46 Alba Romano
lino banfi moglie lucia
lino banfi moglie lucia
Lo ha girato per la canzone di Michele Bravi "Lo ricordo io per te". Come compenso ha chiesto «un cucchiaio di citrosodina»

Lino Banfi, 88 anni, ha girato un cortometraggio per la canzone di Michele Bravi Lo ricordo io per te. Il cantautore parla dei suoi nonni Graziella e Luigi. Ma anche della moglie di Lino, Lucia, che si è ammalata nel 2016 ed è morta il 22 febbraio 2023. Oggi con il Corriere della Sera l’attore rivela che a spingerlo è stata Mara Venier: «Sì, mi ha parlato lei di Michele e del suo progetto. L’ho invitato a casa mia. “Lino, sono cresciuto con i tuoi film”. E io: “Beh, sei cresciuto bene, sarai alto due metri”. E ha un vocione bello forte. Per ridere gli ho raccontato che avevo molti impegni internazionali. Allora mi ha chiesto: “Quanto vuoi di cachet?”. E io: “Senti, raghezzo , io già prendo otto pillole al giorno, non voglio pure il tuo cachet, mi basta un cucchiaio di citrosodina».

La difficoltà del ruolo

Banfi spiega che recitare questo ruolo è stato difficile: «Perché è stato come rivivere l’ultimo anno della nostra vita insieme. Ogni tanto mi dimenticavo che accanto a me c’era un’attrice: Lucia Zotti, pensi, lavorava con me 60 anni fa alla radio di Bari, prendevo il pullman da Canosa. Ma io davanti agli occhi rivedevo la mia Lucia». L’attore ricorda i primi segnali della malattia: «Un giorno stavamo parlando, ad un tratto lei si bloccò, lo sguardo perso nel vuoto. “Beh, allora?”, la spronai, pensando che si fosse solo incantata. “Allora cosa?”. “Che mi stavi dicendo?”. Rimase in silenzio a lungo. Poi riprese il discorso».A quel punto ne ha parlato con i figli: «Rosanna mi rivelò: “Sai che giorni fa le è successo anche con me?”».

La fuitina

La moglie era cosciente della malattia: «Il professor Di Lazzaro, grande neurologo, mi raccomandò di non arrabbiarmi. “Finga che sia la prima volta che sente quella frase, anche se gliela ripete ogni giorno”. Col tempo sono diventato un luminare pure io». Lucia aveva paura «di non riconoscermi più, era la sua preoccupazione più grande. La consolavo scherzando. “Non importa, vuole dire che ci ripresenteremo un’altra volta. “Molto lieto, Lino”. “Piacere, Lucia”. “Poi ci fidanziamo, diventiamo amanti, ci vediamo di nascosto e facciamo la fuitina ”». Il momento più terribile è stato «quando da Alzheimer il male diventò un tumore al cervello, con crisi epilettiche, fino alla fine. Lucia a quel punto non riconosceva più nessuno, non parlava più, la imboccavo come una bambina piccola. Non viveva, vegetava. I medici dell’hospice più che i malati devono aiutare i familiari a convivere con la disperazione».

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