I giudici, Sara Chierici e la bici lanciata dai Murazzi: «Non era spettatrice, ha partecipato a tutto»


Sara Cherici non fu solo una spettatrice ignara della bici lanciata dai Murazzi. Anzi, era «concorrente». Per questo la giudice Immacolata Iadeluca l’ha condannata a sedici anni di carcere. Perché nei suoi confronti «risulta pienamente provato il concorso nel reato di tentato omicidio di Mauro Glorioso». Visto che «è sempre stata insieme agli autori materiali in tutte le fasi dell’azione da quando nasce l’idea (rispetto alla quale nessuno ha avanzato dubbi o obiezioni) a quando viene realizzata. Ogni loro passo verso il folle gesto veniva condiviso e supportato». Questo si legge nelle motivazioni della sentenza.
Sara Cherici
Secondo le giudici quell’azione «non era altrui ma concorsuale», per avere «contribuito sia nella fase ideativa sia nella fase realizzativa». Il non dire “ no” viene visto come « ennesima riprova dell’adesione e della partecipazione». E ancora: «Mai un disappunto, una costernazione, una reprimenda verso gli autori materiali». Invece: fuga collettiva, schiamazzi sul bus, e quanto a Cherici «atteggiamento auto ed etero-protettivo con cancellazione di messaggi sul caso e invito al silenzio nei giorni successivi». E pur avendo detto di essere «pentita» non ha mai ammesso di avere avuto un ruolo attivo e ha manifestato una «mancata interiorizzazione delle proprie responsabilità».
Il video da TikTok
Non solo. Il 22 marzo 2023, agli arresti domiciliari, Sara ha pubblicato un video su TikTok in cui ballava, mostrando il braccialetto elettronico applicato a una caviglia, sulle note della canzone Fratello Mio del rapper Escomar: «E se ieri sera ho sbagliato, oggi ho imparato. Sette anni condanna e fa male quando ne parlo». Il collegio ha escluso le attenuanti generiche perché «la sequenza temporale dei messaggi dimostra, inesorabilmente, che l’imputata inizia a manifestare malessere non certo sin dall’inizio per le sorti di Glorioso ma solo molti giorni dopo. In conseguenza dell’incedere delle indagini che le segnalavano il forte rischio di essere scoperta. Sulla vittima neppure una parola, neppure un accenno».