Il viaggio di Giorgia Meloni a Washington irrita la Francia: «Pensa di essere più forte da sola?». Poi la correzione


Non tutti i governi europei sembrano aver gradito la notizia dell’imminente viaggio di Giorgia Meloni a Washington. La premier italiana volerà negli Stati Uniti per incontrare Donald Trump il 17 aprile, due giorni dopo l’entrata in vigore dei contro-dazi approvati dall’Unione europea. Niente di male, se non fosse che non è ancora chiaro fino in fondo a che titolo Meloni parlerà con il presidente americano: discuterà degli interessi dell’Italia nella guerra commerciale oppure si farà portavoce di tutto il blocco europeo (come tra l’altro prevedono gli accordi Ue che delegano esclusivamente alla Commissione le politiche commerciali) ? A prescindere da quale sia la risposta, ci sono governi del Vecchio Continente che storcono il naso di fronte alla missione di Meloni negli Stati Uniti. «Se cominciamo ad avere discussioni bilaterali, questa dinamica di unità europea che attualmente è presente finirà per spezzarsi», ha detto Marc Ferracci, ministro dell’Industria francese.
L’affondo di Parigi: «L’Europa è forte solo se unita»
Ai microfoni di France Inter, Ferracci si è ritrovato a rispondere a una domanda sul «rischio» che Giorgia Meloni «giochi da sola» la partita sui dazi. «Il rischio c’è, è un rischio presente fin dall’inizio, perché sappiamo che Donald Trump ha una strategia abbastanza chiara e semplice: dividere gli europei. Di fronte a questo rischio dobbiamo essere uniti, perché l’Europa è forte solo se è unita», ha osservato il ministro dell’Industria francese. Oggi, 9 aprile, l’Unione europea ha approvato il primo pacchetto di contro-misure ai dazi americani su alluminio e acciaio: una risposta approvata da tutti i governi europei, ad eccezione di uno, quello ungherese di Viktor Orbán.
Come se non bastasse, ci ha pensato un altro ministro francese a criticare il viaggio di Meloni a Washington: «Se si va negli Stati Uniti divisi, si pensa di essere più forti rispetto al farlo tutti e ventisette, con 450 milioni di persone?» si è chiesto Benjamin Haddad, ministro francese con delega agli Affari europei. «Vedremo cosa Meloni avrà da dire», ha aggiunto. Tuttavia, «è nel nostro interesse collettivo avere una risposta unita e ferma, piuttosto che divisioni». Una posizione ribadita poco più tardi anche su X: «Nessuno ha interesse a precipitarsi a Washington in ordine sparso per fare concessioni a Trump. Solo una risposta unita e ferma difenderà i nostri interessi».
La replica di Foti e Tajani
A rispondere ai due ministri francesi ci hanno pensato due ministri italiani. In particolare, Tommaso Foti, con delega agli Affari europei, e Antonio Tajani, titolare della Farnesina. «In merito alle dichiarazioni del ministro Marc Ferracci, vorrei rivolgere una domanda agli amici francesi, così preoccupati per l’incontro Meloni-Trump: come mai quando il presidente Macron si reca a Washington tutto sembra andare bene, mentre quando è la Meloni ad andare invece no? Rispetto e reciprocità, cari amici francesi. Non ci sono nazioni di Serie A e nazioni di serie B», risponde piccato il ministro Foti. Sulla stessa linea anche Tajani, che prende le difese della premier e aggiunge: «Evidentemente non hanno capito lo spirito di questa missione, l’Unione europea è ben contenta che l’Italia vada a parlare per sostenere le posizioni europee. Mi pare che la Francia di missioni ne abbia fatte tante. Noi siamo l’Italia e lavoriamo nell’interesse dell’Unione europea».
La frenata
A metà pomeriggio è arrivata la correzione della portavoce del governo, Sophie Primas, al termine del consiglio dei ministri all’Eliseo: il viaggio «non ci preoccupa perché tutte le voci che permettono un dialogo con gli Stati Uniti sono benvenute, tanto più che la signora Meloni ha indicato lunedì, attraverso la sua delegazione, che era solidale con l’Unione europea e che fa parte dell’Unione europea», ha detto Primas. Per poi aggiungere: «Ovviamente è questa unità che ci è indispensabile mostrare agli Stati Uniti. Ancora una volta: nessuna inquietudine». Incidente chiuso?
Foto copertina: EPA/Filippo Attili | L’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump a Mar-a-Lago, in Florida, 4 gennaio 2025