«Senza di noi a Sanremo restano solo i fiori», la rabbia dei discografici contro il bando del Comune e il divorzio dalla Rai


«Senza la musica sul palco di Sanremo ci sarebbero giusto i fiori, il Festival sarebbe una scatola vuota». La protesta dei discografici prende in contropiede la decisione del Comune ligure di pubblicare ufficialmente la manifestazione di interesse per individuare chi trasmetterà in chiaro dal prossimo anno il Festival della Canzone italiana. L’apertura al divorzio con la Rai – impensabile fino a pochi mesi fa – ha costretto la Città dei Fiori a stilare una lista di prerequisiti per scremare fin dall’origine i potenziali partner della kermesse. In questo elenco, lamenta il Ceo di Federazione dell’industria musicale italiana (Fimi) Enzo Mazza, non è nemmeno preso in considerazione l’ambito musicale della manifestazione.
I discografici: «Non considerano il nostro ruolo»
«Il bando di gara del Comune di Sanremo dimentica il ruolo della discografia che tiene in piedi l’evento», ha detto Mazza. «Non considera assolutamente il ruolo della discografia che con investimenti e contenuti consente al Festival di prosperare e generare ricavi». Per i prossimi tre anni, prorogabili a 5, il partner dovrà garantire la trasmissione della kermesse in chiaro, un corrispettivo minimo di 6,5 milioni di euro e l’1% di ricavi pubblicitari e sfruttamento dei marchi. A cui si aggiunge la trasmissione di sei ulteriori prodotti, “Sanremoinfiore” e due manifestazioni aggiuntive, di cui una estiva. I progetti e le proposte delle diverse reti dovranno essere presentati nei prossimi 40 giorni. Ma i discografici non ci stanno, e avanzano le loro richieste: «La prossima edizione del festival dovrà prevedere un consistente rimborso economico per le imprese partecipanti».