Gennaro Sangiuliano e l’archiviazione: «Ora voglio voltare pagina, ho sofferto molto»


Gennaro Sangiuliano dice che non sa se ha fatto bene a dimettersi. Maria Rosaria Boccia, la donna che lo ha costretto a lasciare il governo Meloni, è indagata per stalking, falso e lesioni personali. Oggi in un’intervista rilasciata a Hoara Borselli per il Giornale dice che sta «meglio ma non bene. Prezzolini, quando andò a vivere negli Usa, dove è rimasto trent’anni, scrisse: l’America mi rifà. Spero avvenga anche a me con Parigi». Intanto è corrispondente della Rai a Parigi. «Sono stati mesi di grande sofferenza esistenziale. Ora voglio voltare pagina. Ho trovato sulla mia strada magistrati competenti e di grande professionalità che hanno analizzato i fatti. Ho sempre creduto nella giustizia. E voglio ringraziare i miei avvocati: Silverio Sica e Giuseppe Pepe».
L’archiviazione
L’archiviazione nei suoi confronti sentenziata dal tribunale dei ministri rappresenta per lui «il riconoscimento che sono una persona perbene. Per me è la cosa che più conta». Il danno che ha avuto da questa vicenda è irreversibile? «Per molti versi sì. Credo di aver subito un massacro mediatico senza precedenti, per nulla. Braccato, chiuso in casa senza poter uscire. Ora documenterò con prove schiaccianti, nelle sedi opportune, che sono state scritte cose assolutamente inventate, gigantesche fake, fatti mai avvenuti, luoghi nei quali non sono mai stato. Chi scrive dovrebbe pensare sempre che ci sono in ballo persone, esseri umani, e non farsi accecare dall’odio».
Massacri mediatici
Sangiuliano dice di aver subito «un massacro mediatico senza precedenti, per nulla. Braccato, chiuso in casa senza poter uscire. Ora documenterò con prove schiaccianti, nelle sedi opportune, che sono state scritte cose assolutamente inventate, gigantesche fake, fatti mai avvenuti, luoghi nei quali non sono mai stato. Chi scrive dovrebbe pensare sempre che ci sono in ballo persone, esseri umani, e non farsi accecare dall’odio».
Però, dice, «mi ha sostenuto tanta gente comune, che prima non conoscevo. Nella mia città, Napoli, vengo spesso fermato per strada con grandi manifestazioni di affetto. Ricevo dalla Campania lettere o mail quasi quotidiane. Poi il sostegno di alcuni colleghi a cui mi lega antica e fraterna amicizia. Tanti esponenti politici, ovviamente della maggioranza ma anche qualcuno del Pd o dei Cinquestelle. La solidarietà più bella è stata una lettera della senatrice Liliana Segre, persona che ritengo di grande statura morale».
Il telefono
Infine: «È vero…Il mio telefono a tutte le ore si riempie di messaggi di gente comune, a cui tengo tantissimo, e di rappresentanti delle istituzioni. Tutti dicono la stessa cosa: hai subito un linciaggio indegno». Sulla possibilità di una candidatura a sindaco di Napoli: «Sono troppo amico di Gaetano Manfredi che mi è stato molto vicino in questi mesi. Ora la cosa che più mi importa è ritrovare serenità nel lavoro giornalistico e in quello intellettuale. Leggere, studiare, narrare, lavorare sulle idee e sulla realtà che ci circonda».