Ultime notizie DaziDonald TrumpFemminicidiLiliana ResinovichScommesse
SCUOLA E UNIVERSITÀBambiniGiovaniPodcastSalute mentaleScuola

Lo psichiatra Paolo Crepet: «Scuole piene di psicologi e tutti si dichiarano disagiati. Mio padre? Mai un bravo. Fanno ridere i ragazzini con i trolley»

10 Aprile 2025 - 12:14 Ygnazia Cigna
Paolo Crepet ospite di Bsdm di Gianluca Gazzoli
Paolo Crepet ospite di Bsdm di Gianluca Gazzoli
Ospite del podcast "Passa dal Bsmt" di Gianluca Gazzoli, Crepet si lancia in una durissima critica contro le nuove generazioni e il loro rapporto con la salute mentale, vittime di «un sovradimensionamento. Mi pare too much»

«Ho la sensazione che ci sia un sovradimensionamento. Tutti sono diventati disagiati, tutti i ragazzi al liceo dicono che non ce la fanno più, le scuole che sono piene di psicologi. Mi pare too much». Così il noto psichiatra Paolo Crepet critica l’educazione che si sta facendo strada per le nuove generazioni. Nel corso del podcast Basement condotto da Gianluca Gazzoli, l’esperto ha tracciato la stessa linea, giudicata controversa lo scorso mese, da Umberto Galimberti, secondo cui c’è troppa patologizzazione a scuola. E anche le parole di Crepet non sono passate inosservate, soprattutto in un’epoca in cui l’attenzione alla salute mentale sembra aver trovato ampio spazio.

«Così non cresci forte»

Il nodo centrale della sua riflessione ruota attorno al rischio di un aiuto troppo immediato, che potrebbe finire per depotenziare il senso di autonomia: «Capita a tutti di cadere, devi sapere che con le tue forze riesci a tirarti su: questa è una cosa importante, altrimenti non impari a cavartela da te». Il punto sollevato è delicato: mentre la società cerca di offrire strumenti per affrontare la sofferenza mentale, Crepet mette in guardia dal creare un modello che renda il supporto esterno un riflesso automatico: «È giusto chiedere aiuto, adesso non è più come 50 anni fa quando gli attacchi di panico sembravano uno stigma, ma non bisogna neanche esagerare al contrario altrimenti diventa una melassa. […] Così diventi molle, non cresci forte». Poi l’aneddoto: «Mio padre non mi ha mai detto bravo: lui lo sapeva che ero bravo, però non me lo ha mai detto. Era un bravo allenatore, è così che si fa. Non si deve dire mai. Quello che hai fatto è il minimo. Questo crea traumi in tante persone? Sì, ma io mi son trovato bene». E spara a zero anche contro i genitori che portano i fiori alla maturità del proprio figlio: «Un comportamento privo di qualsiasi senno, significa voler male ai propri figli. Ma quale premio? Davvero oggi la maturità è un traguardo da festeggiare, se la scuola ormai promuove tutti e non boccia nessuno?».

«Mi fanno ridere i ragazzini con il trolley…»

Non solo. A suo avviso, «dietro i problemi di molti giovani» c’è una causa ben precisa: «Si chiama eredità. Hai la casa della nonna, la affitti e sei a posto. La comfort zone cos’è? La vita non è comfort: se fai le cose è un rischio, quest’idea del confortevole è assurda». Poi spara a zero: «Adesso c’è il topper sopra i materassi, a me fa ridere così come quando vedo i ragazzini col trolley a scuola…». Un pensiero positivo, però, lo riserva agli insegnanti. O almeno, ad alcuni di loro: «Non sono mai stato attratto dalla politica. Prima c’erano uomini di stato, un rispetto che ora non esiste. Ma la politica la fa anche qualche bravo insegnante, tira su una generazione: qualcuno c’è ancora, anche se addolorato». E aggiunge: «Non guadagnano niente, così un genitore si sente autorizzato (sbagliando) a dire ai figli che deve stare zitto chi prende 1400 al mese».

leggi anche