La Camera approva la mozione sul riarmo del centrodestra, l’opposizione contesta: «Non cita mai la parola riarmo, andava esclusa»


Mentre la politica deve ancora digerire e valutare la notizia della sospensione temporanea dei dazi per tutti i Paesi, ad eccezione della Cina, arrivata dagli Usa, in Europa l’attenzione sul fronte della difesa resta alta. E il Piano di riarmo europeo torna nell’aula della Camera dei deputati. Questa mattina, 10 aprile, i parlamentari hanno votato le mozioni sul piano di riarmo del Vecchio Continente, il Rearm Europe, oggi Readiness2030. E oltre a quelle delle opposizioni, presentate da M5s, Pd, Avs, Italia Viva, Più Europa e Azione, è stata messa ai voti quella unitaria di maggioranza. La discussione generale si era tenuta il 7 aprile, mentre oggi si sono svolte le dichiarazioni di voto, seguite dalle votazioni finali. Il risultato a favore della mozione della maggioranza è stato scontato, sebbene l’opposizione avesse chiesto addirittura di escluderla perché non contiene la parola «riarmo» ma parla solo della necessità di «proseguire nell’opera di rafforzamento delle capacità di difesa e sicurezza nazionale». Favorevoli 144, contrari 105, astenuti 9.
Il Partito democratico
Per quanto riguarda l’opposizione, le mozioni hanno ricalcato in buona parte quelle che erano state presentate prima del Consiglio europeo del 20 e 21 marzo. Sfumata la posizione del Partito Democratico, che non esprime un no lapidario, ma invita il governo «a collocare l’Italia come protagonista nella costruzione di una vera difesa comune europea, evitando un semplice riarmo degli eserciti nazionali privo di coordinamento». Nella mozione si ribadisce la «chiara volontà politica di avanzare nel processo di realizzazione di un’Unione della difesa». Il tutto, a condizione che venga riaffermata «la ferma condanna della grave, inammissibile e ingiustificata aggressione russa contro l’Ucraina».
Le mozioni del M5S e Avs
I pentastellati lo dicono chiaro e tondo: «Chiediamo al governo di non proseguire nel sostegno al piano di riarmo europeo», sollecitando invece investimenti in sanità, sostegno alle filiere produttive e industriali, incentivi all’occupazione, istruzione e formazione. Concordano anche i deputati di Alleanza verdi e sinistra: «Consideriamo questo piano il suicidio dell’Europa», ha detto il leader di partito Nicola Fratoianni.
C’è il sostegno di +Europa e Italia Viva
La mozione presentata da +Europa, a firma di Benedetto Della Vedova e Riccardo Magi, esprime, invece, un chiaro sostegno a Kiev e un sì al riarmo europeo, a condizione che «le risorse stanziate siano fin da subito indirizzate alla costruzione di una difesa comune europea». Anche il partito di Matteo Renzi, Italia Viva, si apre al Piano di riarmo, «promuovendo una difesa europea basata su progetti di sinergia e cooperazione tra i Paesi membri, per non buttare via miliardi di euro ogni anno», ha ricordato in Aula il deputato Nicola Faraone.
La posizione di Azione
Come ribadito in più occasoni, Azione si dice a favore del Piano di riarmo europeo. Chiede all’Esecutivo di rafforzare i legami con il Regno Unito, «per fronteggiare le crescenti minacce alla libertà e alla sicurezza dell’Europa», e di raggiungere entro il 2025 il 2% del Pil per le spese destinate alla difesa, in linea con gli impegni assunti nell’ambito della Nato.
Mozione di maggioranza
Alla fine, le forze di maggioranza, ossia Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia, hanno trovato un accordo sulla mozione votata oggi, nonostante le divergenze in merito al piano di difesa, con il netto rifiuto al riarmo ripetutamente ribadito dal partito del Carroccio. Nella mozione, il governo è impegnato «a continuare, nel rispetto degli indirizzi del Parlamento, a sostenere l’Ucraina per tutto il tempo necessario, fermo restando l’auspicio di una rapida conclusione dei negoziati di pace» e «a operare, in ogni sede internazionale e con ogni strumento diplomatico, affinché si giunga nel più breve tempo possibile a un cessate il fuoco e a una pace duratura sul territorio ucraino». Ma nel testo non viene mai esplicitamente usato il termine «Piano di riarmo» su cui le sensibilità nella maggioranza restano diverse. È probabile che abbia avuto un peso la campagna lanciata dalla Lega contro il piano europeo, negli ultimi giorni, che ha presentato una mozione che sarà proposta «in tutti gli organismi politici in cui è presente», dai Consigli comunali al Parlamento europeo proprio sul riarmo.
Le critiche alla mozione
Dopo le dichiarazioni di voto, le forze di opposizione si sono scagliate contro la mozione di maggioranza, da loro considerata «inammissibile», perchè nel testo non è presente la parola «riarmo europeo», discostandosi così dal tema all’ordine del giorno. Il deputato Riccardo Ricciardi, nel corso della seduta, ha chiesto di sospendere la votazione. «Si insulta la sostanza del Parlamento. Mentre noi depositiamo una mozione intitolata “ReArm”, la maggioranza, per risolvere i propri problemi interni, propone una mozione che non ha alcuna attinenza con il riarmo. Stiamo parlando di 800 miliardi investiti in questo settore, non di noccioline. È davvero svilente per il Parlamento. A questo punto, fate il premierato, se volete!». Rampelli però non ha lasciato margine e il risultato finale è arrivato.