Turchia, arrestati due giornalisti: l’accusa di ricatto e minacce. Avevano indagato sull’arresto di Imamoglu


Accuse di ricatto e minacce, a cui si è aggiunto il timore che potessero fuggire e manomettere le prove: due celebri giornalisti d’inchiesta turchi, Timur Soykan e Murat Agirel, sono stati arrestati all’alba del giovedì 10 aprile con due blitz di polizia nelle loro abitazioni. Gli appartamenti sono stati perquisiti e le forze dell’ordine hanno sequestrato pc, dischi rigidi e altre attrezzature digitali, che saranno analizzate dagli investigatori. Stando al quotidiano turco Hürriyet, a ordinare l’arresto sarebbe stata la procura di Istanbul, nell’ambito di una inchiesta più ampia in cui i due giornalisti risultato tra gli indagati. Immediata la protesta del Partito della sinistra democratica, principale rivale del presidente Recep Tayyip Erdogan: «È il prezzo per aver denunciato le ingiustizie e la corruzione dietro il colpo di Stato del 19 marzo e per aver portato alla luce atti illegali».
Le proteste in Turchia e le parole di Soykan: «I criminali perderanno, questa cospirazione finirà»
È infatti dal 19 marzo, giorno dell’arresto del sindaco di Istanbul e principale candidato anti-Erdogan Ekrem Imamoglu, che le strade dell’intera Turchia sono teatro di proteste veementi. Migliaia di arresti, tra cui molti giornalisti, sono stati arrestati. Soykan e Agirel, secondo l’opposizione, sarebbero stati presi di mira proprio per questo: «Vengono messi a tacere semplicemente perché fanno giornalismo». Secondo fonti turche Soykan, uscito dalle visite mediche previste prima del trasferimento in carcere, avrebbe detto: «Le bande criminali perderanno, il popolo vincerà. Questa cospirazione finirà». Non è chiaro a chi o cosa si stesse riferendo, anche se è probabile si tratti di una descrizione icastica della situazione politica attuale ad Ankara e nell’intero Paese. Agirel, secondo il suo avvocato, aveva già intenzione di presentarsi in procura per delle dichiarazioni spontanee: «Arrestare persone che avevano fissato un appuntamento e che sarebbero venute di loro spontanea volontà costituisce una violazione della legge».