Lo stop del presidente della Corte costituzionale: «Siamo noi iI limite allo scontro tra poteri»


Ultima tra le inaugurazioni dell’anno giudiziario, arriva come da prassi quella della Corte costituzionale, il cui presidente Giovanni Amoroso ha tenuto oggi, 11 aprile, la relazione sull’andamento del 2024. Una relazione asciutta che ha arginato ogni aspetto polemico. Sullo scontro istituzionale, però, Amoroso ha anche ribadito che solo la Consulta, e nessun altro luogo, è l’ultimo argine: «Non è una novità la preoccupazione di debordamento e la critica che viene rivolta all’ordinamento giudiziario dei suoi confini. Ricordo il caso Englaro, quando la pronuncia della Cassazione fu oggetto di un conflitto tra poteri. Il giudice del bilanciamento dei poteri è la Corte, che è l’ultima frontiera. Aldlilà di questa frontiera speriamo di non arrivarci mai, tutto è contenuto nelle regole».
Lo scontro con la politica
Il passaggio più duro dell’intervento del presidente riguarda i toni che la politica ha assunto nei confronti della magistratura: «L’indipendenza della magistratura è un pilastro dello Stato di diritto e va preservato. Il confronto e la critica è sempre possibile. I giudici non sono eletti e la loro legittimazione la si ritrova nelle motivazioni dei loro provvedimenti, che sono comunque criticabili, anche aspramente – dice Amoroso – Non è accettabile che ci possano essere attacchi personali perché qui si va su un terreno diverso, di delegittimazione della magistratura ed è poi un terreno scivoloso che bisogna evitare a tutti i costi. Sarebbe preoccupante un sistema senza giudici, il nostro è un sistema equilibrato ed è un sistema che contiene antidoti e strumenti per arginare possibili debordamenti».
L’andamento delle pronunce
La corte costituzionale, rispetto al passato, prende meno decisioni ma molto più spesso boccia le leggi: «Il calo numerico non significa una minore importanza delle questioni, come mostra la percentuale crescente degli accoglimenti. Delle 212 pronunce dello scorso anno ben 94 contengono dispositivi di illegittimità costituzionale, ossia quasi il 50%. È una tendenza recente degli ultimi anni; in un passato meno recente questa percentuale era sensibilmente minore», è la spiegazione di Amoroso che ha pubblicato alcune considerazioni nell’Annuario della Corte, commentando i dati del 2024. A proposito delle sentenze di accoglimento che hanno aperto degli spazi a nuovi diritti, ad esempio sul fine vita o sulle adozioni internazionali, Amoroso frena: «l riconoscimento di nuovi diritti spetta al Parlamento e anche la loro estensione appartiene alla dinamica della politica» ma «ai limiti generali del potere legislativo sono riconducibili il canone della ragionevolezza e quello della proporzionalità, l’uno e l’altro sempre più ricorrenti nella giurisprudenza recente».