Federica Pellegrini, il doping e Sinner: «Trattato diversamente da tutti gli altri, è difeso a prescindere»


Dalla Hall of Fame del nuoto alla tv, da Ballando con le stelle ai libri fino al ruolo di membro della Commissione atleti del Cio (Comitato internazionale olimpico): nell’agenda di Federica Pellegrini è difficile trovare spazi vuoti. Soprattutto per parlare di vecchi dissidi, come il nuotatore Thomas Ceccon, per cui la Divina «non vale niente» o l’ex fidanzato Filippo Magnini: «Parliamo d’altro, andiamo avanti». Su Jannik Sinner, e sul caso di doping che ha coinvolto il numero uno del tennis mondiale, la 36enne ha molto da dire. Come ex atleta e come rappresentante olimpica: «Viene difeso da tutti, a prescindere. Ma la sua vicenda è stata trattata diversamente rispetto al 99% dei casi», ha detto ad Alessandra Retico in un’intervista concessa a Repubblica. «Perché il caso Sinner deve essere diverso? Questa è la mia domanda».
I dubbi sul caso Sinner: «Tutti gli altri hanno pagato la loro negligenza»
Per la nuotatrice, il patteggiamento a tre mesi tra l’Agenzia mondiale anti-doping (Wada) e Sinner per il caso Clostebol è una sorta di unicum. «È vero che se il mio fisioterapista beve una birra e investe qualcuno non è colpa mia, ma diventa una mia responsabilità se il fisio usa una crema su di me e poi io risulto positivo», ha detto schierandosi di fatto con la linea di accusa della Wada, che aveva riaperto il caso dopo una prima assoluzione del tribunale indipendente. Una cosa per lei così ovvia e «giusta», ma che è arrivata appunto solo dopo il ricorso dell’Agenzia: «Perché il caso Sinner deve essere diverso? Una sospensione immediata non c’è stata. Non dico che ci dovesse essere, ma di fatto è stato trattato come un caso diverso dal 99% degli altri atleti che hanno pagato una negligenza per doping».
L’ossessione dell’anti-doping per gli atleti
Sul doping la Divina è un fiume in piena, come se nuotasse ancora i suoi 200 metri stile libero. Spiega di come, anche lei, ogni volta che acquistava un prodotto in farmacia doveva prima consegnarlo ai medici di federazione per controllare non ci fossero principi attivi o altre controindicazioni. E racconta il «pensiero costante» di tutti gli atleti: «Ogni giorno dobbiamo fornire un’ora di slot di reperibilità. anche quando siamo in vacanza, per consentire all’antidoping di venirci a trovare ovunque siamo. Io avevo una sveglia che suonava alle 10 di sera con scritto location form, per ricordarmi che dovevo aggiornare l’indirizzo a cui mi trovavo».
Il legame immortale con la piscina: «Ho mille progetti»
Dal tennis si torna però al nuoto, come è normale che sia quando si parla con la quarta atleta italiana a essere inserita nella Hall of Fame della vasca: «Non era scontato». Merito, dice lei, dell’ex coach Alberto Castagnetti, scompaeso nel 2009 un anno dopo lo storico oro olimpico di Pechino: «Anche lui è nella Hall of Fame, ci incontriamo di nuovo lì e lo trovo molto romantico. Lo penso, ci parlo, Alberto è un pensiero costante, molta della mia vita è ancora legata al nuoto e dunque a lui. In piscina a Verona ogni volta è come rivederlo». E poi, da dopo il ritiro, c’è la gestione della Academy di Livigno, aperta con il marito Matteo Giunta: «Ho mille progetti, ma quello rimane il più importante»
Le critiche per Ballando con le stelle: «Mi hanno massacrato, sono figlie del patriarcato»
Federica Pellegrini è sport, ma non solo. Un ruolo dirigenziale al Coni, magari presidente? «Non in questo momento, non posso dedicare la mia intera vita allo sport». Così la Divina elenca i suoi progetti: un programma tv, «di cui però non posso parlare», e un libro. Una nuova vita per la Divina, che nell’ultimo anno è stata coronata dalla partecipazione a Ballando con le stelle. Un’esperienza bella ma difficile: «Se tu mi buttassi in acqua e mi dicessi di esprimere rabbia o passione, io lo potrei fare. Ballando è completamente un’altra cosa». E poi le critiche social: «Terribile, mi hanno massacrato. Critiche anche molto pesanti sulla fisicità, commenti duri e aggressivi. Mi hanno fatto anche dubitare di me, ho pensato all’effetto che questa violenza può avere sulle ragazzine». Una dinamica che, secondo Pellegrini, ha radici nel «retaggio patriarcale» della nostra cultura: «Se ancora non ne siamo consapevoli, vuol dire che l’Italia è ancora un Paese patriarcale. Lo saremo fin quando ce ne sarà solo uno».
Un altro figlio? «Mi basta Matilde, è già bella tosta»
Di fare un altro figlio, dopo la nascita della piccola Matilde, non se ne parla nemmeno: «Per adesso non ci penso minimamente. Tutte le illazioni sulle mie presunte pance sono false. E poi Matilde è già bella tosta, molto più di me», sorride la Divina. «Caratterialmente è parecchio forte e questo non mi dispiace, ma richiede molte energie». Sarà anche lei una stella della piscina italiana? Pellegrini frena: «Le piace l’acqua, ma da qui a fare la nuotatrice ce ne passa».