«Trump è un treno, se gli vai contro ti travolge. Ma l’America pagherà la sua politica»


«Donald Trump è un treno. Quando si muove non lo fermi. E se gli vai contro ti travolge». Flavio Briatore, 75 anni, conosce il presidente degli Stati Uniti da anni. E in un’intervista a Il Giornale spiega cosa passa per la testa del tycoon e perché è difficile fermarlo: «La decisione di rinviare tutto di 90 giorni dimostra che fa sul serio. Ragiona, medita, usa il metodo dello stop and go». E aggiunge: «Quando fai una cosa che nessuno si aspetta, la cosa risulta ancora più violenta. Lui ha messo mano ai dazi appena insediato e questo ha scombussolato tutto il sistema mondiale. Vedrà che va avanti. Poi arriverà il momento nel quale ci saranno delle negoziazioni con altri paesi, ma lui arriverà a negoziare solo da posizioni di forza. E niente sarà più come prima. Questo è sicuro. La gente pensa che torna indietro. Non torna indietro».
Fine del banchetto
Briatore dice che Trump queste cose «non le avrebbe dette in campagna elettorale. In campagna elettorale diceva “America Again”, probabilmente già pensava queste cose ma non poteva dirle. Sennò perdeva le elezioni». L’obiettivo: «Lui vuole fare tornare in America i soldi che prima uscivano. Dice che vuole far finire il banchetto». Ovvero: «Quello degli europei e dei cinesi che hanno usufruito del mercato americano per anni non pagando dazi». Mentre lui vuole «portare le aziende in America. Dice agli imprenditori europei: volete vendere in America? Benissimo, venite a produrre in America», dice a Ohara Borselli.
Gli Usa e l’Europa
Secondo Briatore per gli Usa «l’Europa non è fondamentale. Agli americani dell’Europa interessa poco. Gli interessano la Cina e la Russia». In più «a lui piace fare il muro contro muro. Crede che sia un buon metodo per poi negoziare meglio. E negozierà. Ma qualunque cosa succeda l’America sarà in una condizione diversa da quella di prima». Ma, precisa l’imprenditore, «non è che giustifico. Ha dato uno shock economico a tutti. È inutile che giudichiamo: prendiamone atto. Lui è la realtà. E lui è il potere».
Prima di lui Reagan aveva fatto una politica contro i dazi: «Sì. Una cosa è certa; la competizione è sana. Se l’America arriva a non avere più competizione, ci perde. Perde in conoscenze, in tecnologie, in missione. Sono convinto che l’America, alla lunga, pagherà questa politica». Questo Trump «lo sa. Ma crede che prima bisogna fare rientrare tutto il disavanzo. E pensa che con i dazi e con una politica che indebolisca il dollaro questo possa succedere».