Scuola, insegnanti di sostegno scelti dai genitori. I sindacati fanno ricorso al Tar: «Privatizza una figura pubblica»


Una decisione attesa, discussa, poi accolta con sollievo da molte famiglie di studenti con disabilità. Ma i sindacati hanno mantenuto la promessa: il decreto del ministero dell’Istruzione e del Merito che permette ai genitori di chiedere conferma del docente di sostegno dell’anno precedente è stato impugnato davanti al Tar del Lazio. Una norma pensata per garantire stabilità, continuità e fiducia nel percorso educativo di studenti, ora finisce al centro di uno scontro legale. A impugnare il decreto sono stati i sindacati della scuola Flc Cgil, Gilda Unams e Anief. Per le sigle sindacali, il provvedimento è pericolosamente squilibrato, lesivo dei principi di trasparenza e correttezza nelle procedure di reclutamento dei docenti.
Cosa prevede il decreto impugnato
La misura, pensata come sperimentale, sarà in vigore esclusivamente per l’anno scolastico 2025/2026. Riguarderà sia i docenti di sostegno in possesso della specializzazione, sia quelli privi del titolo specifico ma che abbiano già maturato esperienza nell’anno precedente attraverso le graduatorie provinciali per le supplenze. La novità introdotta dal decreto consiste in un passaggio aggiuntivo nella procedura di conferma del docente: le famiglie degli alunni con disabilità avranno la possibilità di esprimere il proprio parere entro il 31 maggio 2025. Spetterà poi alla scuola valutare se la permanenza del docente sia realmente nell’interesse educativo dell’alunno. Una volta deciso, entro il 15 giugno 2025, la dirigente comunicherà l’esito della valutazione a famiglia, docente interessato e Ufficio scolastico territoriale. Se saranno ritenute idonee tutte le condizioni, il docente potrà dichiarare la propria disponibilità alla conferma, ottenendo la precedenza assoluta nell’assegnazione del posto.
I timori dei sindacati
I sindacati temono che questo nuovo meccanismo finisca per scavalcare le graduatorie ufficiali, che rappresentano da sempre lo strumento più oggettivo e trasparente per l’assegnazione degli incarichi. Un sistema consolidato, basato su titoli, punteggi e criteri di merito, che rischia di essere messo in discussione da scelte percepite come «troppo soggettive». Secondo i sindacati, infatti, si trasforma il docente di sostegno in una sorta di figura “privatizzata”, vincolata più al giudizio soggettivo della famiglia che alle valutazioni collegiali della scuola. Un modello che «mina la libertà di insegnamento e il diritto all’accesso al lavoro pubblico per chi è legittimamente in graduatoria».
L’ira delle associazioni: «Ricorso ingiusto»
Una posizione netta, quella dei sindacati, ma che ha suscitato reazioni altrettanto decise dall’altra parte della barricata. In prima linea la Fish, la Federazione che raggruppa le associazioni rappresentative delle persone con disabilità e dei loro familiari. Per loro, – come già spiegato in precedenza in un’intervista di Open -, il ricorso è una scelta miope e insensibile, che ignora «l’urgenza» e il valore pedagogico della continuità didattica. Secondo l’associazione, un ricorso contro la possibilità data alla famiglia di mantenere il docente specializzato sull’alunno è una difesa «distante dalle esigenze educative degli studenti con disabilità perché la scuola non dovrebbe essere interpretata come un sistema orientato alla rotazione del personale, ma come un’istituzione finalizzata a rispondere ai bisogni educativi delle persone».
I genitori: «Conosciamo i nostri figli»
Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Moige, Movimento Italiano Genitori, che accusa i sindacati di aver completamente dimenticato la centralità del ruolo educativo delle famiglie. «Noi conosciamo i nostri figli meglio di chiunque altro e vogliamo poter dialogare, con rispetto e collaborazione, con chi li accompagna nel loro percorso scolastico», ha dichiarato il direttore generale Antonio Affinita. «Questa opposizione ignora completamente il diritto fondamentale delle famiglie di partecipare attivamente al percorso educativo dei propri figli con disabilità», ha aggiunto. Il Tar del Lazio sarà ora chiamato a dirimere una contesa che è ben più che giuridica: una battaglia simbolica sul significato stesso dell’inclusione degli studenti con disabilità.