Lo schiaffo della Corte Suprema a Donald Trump: «Riporti negli Usa il cittadino salvadoregno espulso per errore»


È forte il caso più emblematico della politica dell’immigrazione del presidente Donald Trump. Kilmar Armando Abrego Garcia, cittadino salvadoregno sposato con una cittadina americana e padre di un bambino di cinque anni nato negli Stati Uniti, è stato deportato per errore in El Salvador il 15 marzo 2025. Nonostante avesse ottenuto un provvedimento che vietava la sua espulsione verso il suo Paese d’origine. La Corte Suprema Usa ha ordinato all’amministrazione di facilitarne il ritorno negli Usa. Il governo deve «agevolare il rilascio di (Kilmar) Abrego Garcia dalla custodia in Salvador e garantire che il suo caso venga gestito come lo sarebbe stato se non fosse stato impropriamente trasferito a El Salvador», ha affermato la Corte, a maggioranza conservatrice.
Kilmar Armando Abrego Garcia
Il governo Trump aveva ammesso l’errore ma si era detto impossibilitato a farlo tornare. L’amministrazione ha detto davanti al giudice di aver deportato Garcia a causa di un errore amministrativo. L’uomo, residente in Maryland, è ancora in un super carcere di El Salvador. L’accusa, non provata, nei suoi confronti è di far parte di gang criminali. I suo legali hanno presentato una denuncia con cui hanno chiesto di far tornare negli Stati Uniti Abrego Garcia. Nel 2019 l’uomo era stato accusato di far parte della gang criminale Ms-13, ma un giudice dell’immigrazione aveva considerato le accuse insufficienti per negargli il diritto d’asilo e per questo aveva sospeso un ordine di espulsione a tempo indeterminato.
L’arresto
Nonostante non avesse precedenti penali, Abrego Garcia era stato arrestato dagli agenti dell’ufficio immigrazione all’inizio di marzo, trasferito in un centro di detenzione in Texas e poi mandato a El Salvador il 15 marzo. Poi la giudice distrettuale Paula Xinis aveva preteso dal governo il rimpatrio. Ora la sentenza della Corte Suprema chiude i conti. La moglie lo aveva riconosciuto in un video shock che mostrava i prigionieri ammanettati, strattonati e inginocchiati per la rasatura dalle autorità salvadoregne. Garcia era su uno dei tre voli di deportazione del 15 marzo, decisi dal presidente americano invocando i poteri di guerra dell’Alien Enemies Act. Una mossa sospesa poi dai giudici.
La moglie e il figlio
Nel 2019, le autorità per l’immigrazione americane avevano concluso che fosse un membro della gang MS-13. Una decisione che l’uomo ha contestato duramente fino a che il tribunale ha deciso che non avrebbe dovuto essere deportato in Salvador, ritenendo che il suo timore di essere perseguitato o torturato fosse credibile. Da allora ha vissuto in Maryland con la moglie, cittadina americana, e il figlio.