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Il futuro di Zaia e il gelo sul ruolo di sindaco di Venezia. La conferma dei suoi: «Meglio ministro»

11 Aprile 2025 - 17:34 Sofia Spagnoli
luca zaia governatore veneto
luca zaia governatore veneto
Dopo la sentenza della Consulta sul terzo mandato, il governatore punta ad esercitare un ruolo sulla scelta del successore ma «non si vede sceriffo». L'opzione sul prossimo governo

E quindi ora in Veneto? «Eh, le vere turbolenze iniziano adesso, dicono i leghisti. La tensione è alle stelle nella terra che Luca Zaia ha governato per quindici anni e che continuerà a guidare almeno fino all’autunno. Non è tanto lui, il “Doge” – che già da tempo sembrava essersi messo l’anima in pace sulla possibilità di correre verso il quarto mandato – ad essere teso. Il vero nervosismo arriva dal basso, tra i banchi del Consiglio regionale, tra i fedelissimi, tra i leghisti veneti che da anni vivono alla sua ombra o al suo fianco e che mercoledì sera, con la sentenza che ha detto no al terzo mandato per Vincenzo De Luca hanno dovuto prendere atto che la corsa è finita. Ora si apre il vero capitolo: il dopo-Zaia. Tutti si chiedono che farà il Doge “da grande”. Negli scorsi mesi si è diffusa la voce secondo cui il governatore accetterebbe di candidarsi a sindaco di Venezia. Ma chi gli è vicino smentisce fermamente questa tesi: «Ma no, assolutamente. Ce lo ha detto chiaramente: non ha voglia di fare lo sceriffo», rivelano fonti a Open. In cantiere ci sarebbe qualcosa di ancor più grosso.

«Il modello da sindaco non gli appartiene»

E perché non il sindaco di Venezia? Dopo quindici anni alla guida del Veneto, poteva essere una buona idea. Un ruolo più tranquillo, magari con vista sul Canal Grande. Ma niente da fare. «Adesso si ritaglierà uno spazio da qualche parte – spiegano fonti della Liga Veneta – ma poi gli piacerebbe fare il ministro, magari con il prossimo governo». In fondo, se in Veneto si votasse nella primavera 2026 e non nell’autunno 2025 come appare ora, ci sarebbe da aspettare solo un anno – a destra tutti danno per scontato il bis di Meloni – per tornare magari ad un’altra esperienza passata felice, come quella al ministero dell’Agricoltura. Un ritorno alle origini: è il ruolo che ricoprì durante il quarto governo Berlusconi, dal 2008 al 2010 e a cui rinunciò dopo esser stato eletto presidente di Regione. Ma sull’ipotesi Venezia, cala il gelo: «No, non gli interessa. Il sindaco di Venezia non lo vuole fare. Ce lo ha detto espressamente. Anche perché, diciamolo, fare il sindaco di Venezia significa anche fare il sindaco di Marghera, una delle zone più difficili del Veneto». E poi, c’è una questione di stile: «Zaia ha una forte vocazione gestionale. Il modello da sindaco non gli appartiene».

I possibili candidati

L’attenzione ora si sposta tutta sui futuri candidati. Qualche nome in lizza già c’è. Ma per avere un quadro più chiaro bisognerà attendere almeno fino a inizio maggio. La decisione finale sulla scelta del candidato, infatti, spetta ai leader nazionali, anche se – secondo indiscrezioni – Fratelli d’Italia sarebbe disposta a lasciare alla Lega la scelta del candidato per il Veneto, chiedendo in cambio la possibilità di scegliere il nome per le regionali del 2028 in Lombardia. Trattativa confermata in off dai leghisti. Intanto, tra i nomi più accreditati per la corsa a governatore circola quello di Alberto Stefani, deputato della Lega e segretario regionale del partito in Veneto. Fedelissimo di Matteo Salvini, Stefani è anche il più giovane tra i papabili: ha appena 32 anni, ma l’età, in questo caso, conta poco. Si è ricavato un ruolo di primo piano in tempi brevissimi. Circola anche il nome di Alberto Villanova, delfino di Zaia, capogruppo della Liga veneta in Consiglio regionale e di Elisa de Berti, vicepresidente della Regione Veneto con deleghe ai lavori pubblici. Negli ultimi giorni ha manifestato la propria disponibilità a correre per le prossime elezioni Mario Conte, sindaco di Treviso. La poltrona del doge è reclamata, però, anche dall’europarlamentare di FdI Elena Donazzan e dal collega di Forza Italia Flavio Tosi. Il centrosinistra, che difficilmente si imporrà sul Veneto, deve ancora trovare un profilo capace di tenere unite tutte le anime della coalizione.

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