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«Abbiamo fumato, era la prima volta che aspiravo. Poi mi ha stuprato»: il racconto della 14enne di Vercelli

pedofilo vercelli
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È una delle quattro che accusano un uomo di 35 anni. Che le ricattava con le loro foto

«Abbiamo fumato. Sentivo caldo. Era la prima volta che aspiravo. Mi sono sentita male. Mi girava la testa. Ricordo una panchina. Una vecchia fabbrica. In quel punto del paese non passa mai gente. Stavo male e ho disteso le gambe. Ha iniziato a toccarmi nelle parti intime». Lei è la 14enne di Vercelli che accusa un uomo di 35 anni di stupro. È una delle quattro ragazzine che dicono di aver subito abusi sotto l’effetto di droghe. Indagato dal 2021, è difeso dall’avvocata Francesca D’Urzo. Nonostante le tre indagini a suo carico non è stato arrestato. Ma andrà a processo a maggio.

La polizia

Lei, scrive oggi La Stampa, è la ragazzina che la polizia definisce dissoluta e scellerata insieme alle sue amiche. Mentre il pedofilo è impossibile da rintracciare perché non avrebbe un telefonino. Per arrivare sui social usava quelli degli amici. Offriva cibo, alcolici, droghe e soldi in cambio di foto intime. Sceglie solo studentesse molto giovani: dai 13 ai 16 anni. Le stordiva anche con droghe pesanti. Fino a renderle tossicodipendenti. Per usare i loro corpi e poi ricattarle.

«Quel giorno sulla panchina avevo la testa vuota», ha detto la 14enne. «Quando mi sono ripresa ho provato disgusto, tristezza, rabbia. Imbarazzo. Le ragazze così piccole le conosce tramite amici comuni. Sì, ho fatto foto svestita. Le ho messe nelle mie storie su Instagram. Il giorno della panchina, prima che mi violentasse, mi ha mostrato il suo telefono. C’erano gli screen shot delle mie storie. Ero stranita. Mi sembrava assurdo che le tenesse lì».

«Se mi denunci, faccio vedere a tutti le tue foto»

In realtà quegli scatti servivano a lui: «Se mi denunci, faccio vedere a tutti le tue foto». La 14enne ha confermato uno degli abusi verso un’altra ragazzina: «Aveva 13 anni. Lui mi aveva detto che la scuola di lei lo aveva denunciato. Ma che tanto al processo non ci sarebbe andato». L’uomo non rivelava quasi mai cosa stava dando alle sue “amiche”, così le chiamava.

Una studentessa delle medie ha ricostruito uno degli episodi al centro di uno dei filoni d’inchiesta: «Nel 2021 è successo qualcosa. Ero con degli amici. Mi hanno dato una canna. Non riuscivo a stare in piedi. Giocavamo a obbligo o verità. Io dovevo baciare tutti i ragazzi. Siamo andati avanti per oltre due ore. Mi staccavo da uno e andavo dall’altro. Non ero lucida. Mi hanno scattato delle foto. Ero in mutande. Se fossi stata in me, non avrei mai fatto una cosa del genere. Lui, l’uomo grande, ci dava la roba. Il giorno dopo gli ho chiesto, vedendo le mie foto nuda, se sapesse cosa mi era successo. Ha risposto: devi stare più attenta alle droghe che ti fai. Non ricordo se fosse lì anche lui. Non ricordo più niente».

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