Il bando per il Festival di Sanremo: «Senza Rai? È possibile. Ma spostatelo dall’Ariston, è un teatro inadeguato»


Un Festival di Sanremo senza Rai eccome se è possibile. Un Festival lontano da Sanremo – nelle passate settimane si era parlato di Torno come possibile meta di una “contro-kermesse” – sarebbe un grave errore. In fondo alla rette statale basta partecipare al bando e vincerlo: «Perché la Rai ha paura a fare una gara?», provoca Sergio Cerruti, manager di Just Entertainment che ha sostenuto fermamente la necessità di una gara pubblica, come poi stabilito anche dal Tar. «Io dico solo: “Fatela, vi riprendete Sanremo e lo fate secondo le regole. Come facciamo tutti. Non sono al di sopra delle regole», ha continuato il presidente della Associazione fonografici italiani (Afi) in un’intervista di Gennaro Marco Duello su Fanpage. L’atteggiamento della tv di Stato, però, è stato diverso: «Per loro è la più grande débâcle legale degli ultimi anni. Hanno fatto una figura schifosa, un gran papocchio Ma il governo dov’è?».
Sanremo, artisti sottopagati e l’industria ignorata
Di mezzi termini Cerruti non ne usa: «Per me sono colpevoli tutti: l’ad della Rai (Giampaolo Rossi), il presidente della Fimi Enzo Mazza, il sindaco Alessandro Mager e il Comune». Soprattutto su Mazza, che negli scorsi giorni aveva criticato il bando sostenendo di non essere nemmeno stato consultato, il numero uno di Afi non sembra riuscire a trattenersi: «Dice che gli artisti sono il vero contenuto del Festival, ma è nella stanza dei bottoni più di me. Enzo Mazza fa il servizio della Rai». Lo scontro perché anche il Festival fosse regolato da una gara pubblica risale addirittura al 2019, quando lo stesso Cerruti a Striscia la notizia criticò fortemente l’organizzazione della kermesse: «I giovani prendevano solo 2mila euro. E manca completamente il confronto con l’industria della musica».
Il Festival di Sanremo senza Rai? «Bisogna decidere se vogliamo regole o no»
Per la sentenza sul ricorso bisognerà attendere il 22 maggio, quando il Consiglio di Stato si esprimerà sulla questione. Intanto però il bando è stato reso pubblico, ma anche questo non soddisfa Cerruti: «Il vecchio sindaco non ci capiva niente., questo ancora meno. Nel bando. non c’è nemmeno scritto che l’operatore che prenderà il festival in appalto dovrà indennizzare l’industria o trovare un accordo con loro». Manca, appunto, la sentenza, l’ultimo passo per sconvolgere una tradizione che va avanti da decenni: «Se avrò ragione, avrò smontato il Festival di Sanremo così come lo conosciamo». Un passo duro ma dovuto: «Bisogna decidere: vogliamo un paese con regole o senza? Se vogliamo costruire una casa, ci vogliono i permessi; se vogliamo guidare, ci vuole la patente… E sì, un Sanremo senza Rai è possibile. Il calcio negli anni ’90 era impensabile che andasse via dalla Rai».
Il bando, la tentazione Mediaset e l’Ariston: «Andiamo via, è inadeguato»
E ora bisogna guardare al futuro. Mediaset sembra non voglia partecipare al bando, ma Cerruti non ci mette la mano sul fuoco: «Tanta gente dice “non voglio fare il presidente» e poi… Mi tengo il beneficio del dubbio». Un Sanremo lontano dalla Liguria, magari a Torino? «Sarebbe un errore, come se la Rai ammettesse di aver fatto il festival illegalmente per 20 anni. È un bambino che dice: “Allora non te lo do, me lo porto via e lo faccio in un’altra città”. Fai la gara, la vinci e continui a farlo a Sanremo». Certo, se anche il Festival di Sanremo deve rimanere nella Città dei Fiori, l’Ariston non dorme comunque sonni tranquilli: «È inadeguato, spendono 1,8-2 milioni di euro a stagione, una cifra indecente per quel posto, e non si vede mai un miglioramento, nemmeno un pezzettino. Bisognerebbe delocalizzarlo».