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Giorgetti e la Global Tax sulle multinazionali: «I dazi di Trump? Il Wto è morto da tempo»

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Il ministro dell'Economia: «Viviamo in un momento di grande cambiamento, ciò che veniva dato per scontato oggi è messo in discussione»

Non si limita certo ai dazi lo «scossone» che Donald Trump ha dato all’economia globale. Lo stato di agitazione in cui versano i mercati di tutto il mondo assomiglia piuttosto alle «doglie di un parto», che porterà alla luce «un nuovo sistema» con regole diverse rispetto a tutto ciò che si è visto finora. Ne è convinto Giancarlo Giorgetti, che ieri – domenica 13 aprile – è intervenuto in video collegamento a un’iniziativa della scuola di formazione politica della Lega. Secondo il ministro dell’Economia, è in corso «un momento di grande cambiamento». Perché «quello che veniva dato per scontato, dalle regole di comportamento alla globalizzazione e al libero commercio, è messo pesantemente in discussione».

«Il Wto è morto»

Nel suo intervento all’iniziativa del Carroccio, Giorgetti invita a riflettere sullo stato di salute del Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio, che «sopravvive come un organismo in letargo a cui nessuno fa più riferimento». La prova viene ancora una volta da Trump. I cui dazi sono in palese contrasto con le regole del commercio globale ma non hanno alcuna possibilità di essere annullati. «Occorre dire con tranquillità che il Wto è già morto da qualche anno», insiste ancora Giorgetti senza troppi giri di parole.

Il rilancio della global minimum tax

E se questo è il contesto, riflette il ministro dell’Economia, occorre che siano i singoli Stati a darsi man forte tra loro per approvare iniziative congiunte a livello internazionale. Un’esempio? La tassa globale sulle multinazionali, su cui era stato raggiunto un faticoso accordo nel 2021, che Trump ha detto apertamente di non voler supportare. «Abbiamo una questione aperta sulle tassazioni internazionali: c’è l’ambizione di creare la global minimum tax. L’amministrazione Trump – ricorda ancora Giorgetti – l’ha messa nel cassetto e quindi dobbiamo cercare di gestire e decidere la tassazione sul web, che in Italia, diciamo cosi, è già partita».

Il «dazio implicito» della caduta del dollaro

Secondo il titolare del Mef, è proprio da temi come la tassazione che dovrebbe iniziare il negoziato tra Unione europea e Stati Uniti per scongiurare una guerra commerciale. Certo, «non è semplice», ammette lo stesso Giorgetti, «perché gli interessi ognuno cerca di farli a casa propria». Oltre alle tariffe «reciproche», c’è anche da considerare il «dazio implicito» del valore delle valute. «Anche su questo – aggiunge il ministro leghista – vale la pena concentrare l’attenzione». Le date per affrontare tutti questi dossier sono già fissate e cerchiate in rosso sul calendario del governo. Il 17 aprile Giorgia Meloni incontrerà Trump alla Casa Bianca. Dal 23 al 25 aprile toccherà proprio a Giorgetti volare a Washington per incontrare il segretario del Tesoro, Scott Bessent. Lo stesso che, almeno stando alle indiscrezioni dei media americani, ha convinto il presidente a sospendere i dazi per novanta giorni.

Foto copertina: ANSA/Ettore Ferrari | Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, durante un convegno alla Luiss di Roma, 24 marzo 2025

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