Caos al concorso per i presidi su anonimato, conflitti d’interesse e tracce svelate. Valanga di ricorsi, il ministero promette «tolleranza zero»


Il concorso per diventare dirigente scolastico, indetto lo scorso dicembre dal Ministero dell’Istruzione e del Merito per 587 posti, è finito al centro di una bufera. In molte regioni, da Nord a Sud, sono emerse gravi segnalazioni di presunte irregolarità: violazioni dell’anonimato, tracce svelate prima della prova, conflitti d’interesse tra commissari e candidati. Il tutto accompagnato da numerosi ricorsi al Tar, esposti alle autorità e diverse interrogazioni parlamentari. Il caso più eclatante arriva dalla Campania, dove la Direzione scolastica regionale ha deciso di sospendere gli orali prima ancora che iniziassero.
Il ministero minaccia denunce
A chiedere una relazione dettagliata è stato direttamente il ministro dell’Istruzione e del Merito che ora ha annunciato l’intenzione di «intervenire presso le sedi competenti per garantire correttezza e trasparenza delle prove». In una nota, Valditara ha anche precisato che «se dovessero evidenziarsi illeciti di rilievo penale provvederò personalmente a segnalare alla Procura della Repubblica e alla Procura della Corte dei conti per i profili con rilievo erariale», sottolineando che «non saranno tollerate opacità».
Il caso della Campania: la candidata valutata dalla collega
A far scattare l’allarme in Campania è stato un presunto caso di conflitto d’interesse segnalato da una delle ricorrenti. Secondo quanto denunciato, tra i 65 candidati ammessi agli orali figura una docente con incarico di dirigente tecnico, nota per aver condotto attività formative per i neo dirigenti proprio presso l’Ufficio scolastico della Campania. A valutarla, però, ci sarebbe stata una collega con cui ha lavorato fianco a fianco per anni. Non solo: da un documento del 2017, emerge che la stessa candidata avrebbe valutato in passato uno dei membri della commissione attuale. Nel frattempo, i commissari originari si sono dimessi, e anche i loro sostituti hanno rinunciato all’incarico. Ufficialmente per motivi di salute e personali, ma il sospetto tra i candidati è che abbiano preferito defilarsi per non esporsi alle eventuali conseguenze delle anomalie.
Irregolarità a macchia di leopardo in tutta Italia
Non è solo la Campania a essere finita sotto i riflettori. In Lombardia, ad esempio, la traccia della prova scritta sarebbe stata estratta 48 ore prima dell’esame e senza la presenza di testimoni. In alcune aule i candidati avrebbero potuto violare l’anonimato grazie alla disponibilità prolungata del codice identificativo e della penna fornita per la prova. Nel Lazio, si parla anche di correzioni dei compiti in tempi record. La presidente della commissione avrebbe tenuto un corso di formazione poco prima dell’inizio del concorso, e altri commissari avrebbero avuto rapporti professionali diretti con alcuni partecipanti. In Calabria, qualcuno ha segnalato violazione dell’anonimato.
Le interrogazioni parlamentari
Il terremoto ha superato i confini delle aule concorsuali e ha raggiunto il Parlamento. Sono già cinque le interrogazioni presentate da deputati di Pd, Movimento 5 Stelle e Verdi. Tra queste quella di Francesco Emilio Borrelli (Avs): «Negli ultimi anni, i bandi per la dirigenza scolastica sono stati segnati da problemi che ne hanno minato la credibilità; a rendere ancora più torbida la situazione, c’è un’indiscrezione che sta facendo il giro dei social: pare che le tracce della prova scritta siano state inviate dal Cineca agli uffici scolastici regionali ben 48 ore prima del loro svolgimento. Se confermato, tutto questo mette in dubbio la trasparenza dell’intero concorso».