L’Ungheria di Orbán vieta il Pride nella Costituzione, ma non solo: cosa prevede la stretta sui diritti civili


Oggi, lunedì 14 aprile, il Parlamento ungherese ha approvato il controverso emendamento costituzionale che gli attivisti per i diritti umani denunciano come «una significativa escalation» negli sforzi del governo di Viktor Orbán per reprimere il dissenso. Fidesz, il partito di destra che sostiene il primo ministro, ha presentato un emendamento che mira a codificare il recente divieto imposto dal governo sugli eventi del Pride. Questa modifica – che viene giustificata dal governo con la necessità di proteggere i bambini dalla «propaganda sessuale» – aprirebbe di fatto la strada all’uso di software di riconoscimento facciale da parte delle forze dell’ordine per identificare i partecipanti e multarli.
La stretta sui diritti umani e civili
L’emendamento, però, va ben oltre il divieto dei raduni della comunità Lgbt+. La proposta di modifica costituzionale fortemente voluta da Orbán sancisce anche il riconoscimento di due soli sessi, quello maschile e quello femminile, sulla falsa riga di quanto stabilito anche da Donald Trump negli Stati Uniti con un ordine esecutivo firmato poche ore dopo il suo insediamento alla Casa Bianca. La nuova legge, di fatto, fornirà una base costituzionale al governo ungherese per negare l’identità di genere di alcuni cittadini. L’emendamento, inoltre, consentirà al governo di Orbán di sospendere temporaneamente la cittadinanza ungherese nel caso di cittadini con doppia cittadinanza ritenuti una minaccia per la sicurezza o la sovranità del Paese. Una modifica che secondo Fidesz si è resa necessaria soprattutto dopo le ingerenze straniere nella politica ungherese. Il governo considera questa modifica come «una salvaguardia costituzionale contro le influenze ideologiche che minacciano il benessere dei bambini, in particolare nel contesto di eventi come le parate del Pride», ha spiegato il portavoce Zoltan Kovacs in un tweet.
La protesta delle ong
Secondo l’Hungarian Helsinki Committee, un’organizzazione ungherese per i diritti umani, l’emendamento costituzionale che si vota oggi a Budapest rappresenta «una significativa escalation negli sforzi del governo per reprimere il dissenso, indebolire la tutela dei diritti umani e consolidare la propria presa sul potere». Il partito di opposizione Momentum ha lanciato un appello alla società civile affinché si uniscano al blocco del parlamento, nella speranza di impedire il voto. «Impediamo loro collettivamente di guidarci sulla strada di Putin e di privarci della nostra libertà», si legge in un post social del partito di opposizione.
Foto copertina: EPA/Robert Hegedus | La marcia del Pride di Budapest a giugno del 2024