Gli Usa chiudono all’Ue, negoziati sui dazi in un vicolo cieco: «Resteranno intatti»


Gli Stati Uniti di Donald Trump non sembrano avere alcuna voglia di venire incontro alle proposte Ue per ridurre sino ad azzerare i dazi. Il Commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic è ritornato ieri a Washington con in mano una serie di proposte concrete per trovare un’intesa – su gas, Big Tech e Cina – ma a quanto risulta a Bloomberg si sarebbe trovato di fronte un muro. La Casa Bianca al momento non intende revocare i dazi imposti all’Ue – del 10% sulla base della tariffa «generale» e del 25% su acciaio e alluminio – hanno riferito fonti Usa alla testata economica. Sefcovic sarebbe uscito dal suo incontro con le controparti – il segretario al Commercio Howard Lutnick e il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer – con le idee particolarmente confuse: ancora una volta, sul fronte Ue, la frustrazione riguarda in primis la mancanza di chiarezza su cosa davvero vogliano gli Usa per negoziare.
Le idee Ue per ridurre i dazi
Sono tre le proposte che l’Unione europea ha messo sul tavolo delle trattative con gli Stati Uniti per scongiurare una guerra commerciale. Comprare più gas liquido dagli Usa, rinviare la web tax a data da definirsi ed evitare che le merci cinesi transitino dall’Europa per arrivare in territorio yankee aggirando i dazi. Lo riporta Claudio Tito su Repubblica, secondo cui l’obiettivo ultimo di Bruxelles resta lo stesso che da giorni vanno ripetendo tutti i principali leader europei. Ovvero arrivare allo «zero per zero», ossia a un mercato unico tra Ue e Usa senza alcun tipo di barriera commerciale. «L’Ue resta pronta a un accordo giusto, inclusa la reciprocità attraverso zero tariffe sui beni industriali e il lavoro sulle barriere non tariffarie.
Le trattative Ue-Usa
Raggiungere questo obiettivo richiederà un significativo sforzo congiunto da tutte e due le parti», ha scritto sui social Maros Sefcovic, commissario europeo al commercio, che ieri ha incontrato il suo omologo americano Howard Lutnick. Giovedì 17 aprile toccherà a Giorgia Meloni volare a Washington per incontrare Donald Trump, con cui parlerà anche (se non soprattutto) di dazi. L’Europa, insomma, si presenta al tavolo dei negoziati con una proposta chiara su cosa punta a ottenere. Lo stesso, tuttavia, non si può dire per la controparte americana. I primi (quasi) tre mesi di Donald Trump alla Casa Bianca hanno creato un vero e proprio terremoto del commercio internazionale. Con innumerevoli annunci di tariffe, poi in larga parte rinviate, sospese o modificate.
Il dietrofront più clamoroso resta quello sui cosiddetti «dazi reciproci», annunciati in pompa magna il 2 aprile – ribattezzato «Liberation Day» – e poi sospesi una settimana più tardi per tutti i Paesi ad eccezione della Cina. Contro l’Ue, comunque, restano in vigore due diversi dazi. Ovvero un’aliquota base del 10% su tutte le esportazioni verso gli Usa e un 25% aggiuntivo su acciaio e alluminio.
Trump valuta tariffe su farmaci e semiconduttori
A queste tariffe se ne potrebbero aggiungere presto delle altre. L’amministrazione Trump sta avviando, infatti, indagini sulle importazioni di prodotti farmaceutici e semiconduttori, che potrebbero culminare proprio con l’introduzione di nuovi dazi volti a proteggere «la sicurezza nazionale». Sia i farmaci che i semiconduttori sono stati esclusi per ora dai dazi al 10% che colpiscono tutti i prodotti importati negli Stati Uniti. Presto, però, la situazione potrebbe cambiare. Ad oggi, gli Usa sono fortemente dipendenti dai chip importati da Taiwan, nonostante l’ex presidente Joe Biden abbia cercato di stimolare la produzione interna con miliardi di dollari di finanziamenti del Chips Act. Un discorso simile vale anche per i farmaci, che gli Stati Uniti importano per buona parte dall’estero.
Colpito ancora il Messico: «Dazi sui pomodori importati»
Nel frattempo, l’amministrazione americana torna a prendersela con il vicino Messico. La Casa Bianca ha annunciato che il 14 luglio scatteranno dazi del 20,9% sulla maggior parte delle importazioni di pomodori da oltre confine. Il dipartimento del Commercio statunitense ha rescisso un accordo del 2019, perché «non è riuscito a proteggere i coltivatori di pomodori statunitensi dalle importazioni messicane a prezzi iniqui».
Foto copertina: Il segretario al Commercio Howard Lutnick parla alla Casa Bianca, alle sue spalle Donald Trump – 3 marzo 2025 (EPA/Samuel Corum / POOL)