La prof morta nell’incendio per un guasto al frigo, a processo due manager Lg: quel modello ancora nelle case e mai ritirato


Due manager della filiale Italiana del gruppo Lg sono imputati nel processo per la morte di Eliana Rozio, provocata da una guasto al frigorifero che aveva fatto scoppiare un incendio. La tragedia avvenne il 27 giugno 2020, quando l’insegnante di lingue di 46 anni morì intossicata nel suo appartamento a Beinasco, nel Torinese. L’udienza preliminare si aprirà giovedì 17 aprile con i due manager di Lg che dovranno rispondere alle accuse di omicidio colposo, incendio colposo e violazione del «codice del consumatore» del 2005.
Nuove indagini dopo l’opposizione della famiglia
Inizialmente, la Procura di Torino aveva richiesto l’archiviazione del caso, ma la famiglia della vittima, assistita dagli avvocati Renato Ambrosio, Stefano Bertone e Alessandra Torreri, ha ottenuto lo svolgimento di ulteriori accertamenti che hanno portato alla richiesta di rinvio a giudizio. Secondo Luca Marmo, ingegnere del Politecnico di Torino e consulente tecnico delle parti civili, «a provocare la morte di Eliana furono monossido di carbonio ma soprattutto acido cianidrico, un gas letale anche in concentrazioni minime. Parliamo della stessa sostanza responsabile delle vittime nell’incendio del cinema Statuto di Torino nel 1983».
Le cause tecniche del malfunzionamento
L’accusa, rappresentata dalla pm Chiara Canepa, sostiene che la scheda madre dell’elettrodomestico non fosse stata isolata con materiale ignifugo dalla schiuma poliuretanica utilizzata per l’isolamento termico. Questa schiuma, secondo l’ingegner Marmo, «era capace di propagare il fuoco in misura di gran lunga maggiore rispetto alla norma, sprigionando fumi altamente tossici. E la quantità di gas nocivi fu tale da creare una concentrazione subito letale».
Qual è il modello del frigorifero Lg andato a fuoco: i rischi
Il frigorifero, prodotto nel 2016 in uno stabilimento in Polonia, era regolarmente dotato della marcatura «Ce» ed era ancora in garanzia al momento dell’incendio. Un aspetto preoccupante della vicenda è che il modello di frigorifero coinvolto (Lg No Frost GBB539PZQZS-611XO592), pur non essendo più in produzione, non è mai stato ritirato dal mercato. Gli avvocati della famiglia Rozio stanno valutando un’azione inibitoria nei confronti della società produttrice presso il tribunale di Milano, con l’obiettivo di obbligare il fabbricante a informare gli utenti e avviare una campagna di richiamo degli esemplari ancora in circolazione.
La rabbia della sorella
«Non si può morire per il malfunzionamento di un elettrodomestico», ha dichiarato Tiziana Rozio, sorella della vittima. «Ci devono essere delle responsabilità precise. Il mio cuore si è spezzato con la morte di Eliana, quello dei nostri genitori si è frantumato. È nostro dovere fare tutto il possibile per evitare che tragedie come questa si ripetano».