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Massimiliano Mulas: lo stupratore seriale di Mestre mai dichiarato «socialmente pericoloso»

15 Aprile 2025 - 05:15 Alessandro D’Amato
massimiliano mulas mestre violenza sessuale bambina
massimiliano mulas mestre violenza sessuale bambina
Ha tentato di violentare una ragazzina di 11 anni. Da giorni era a caccia in zona. La sua prima condanna risale al 2002. Ma da quattro anni era libero. E senza misure cautelari nei suoi confronti

Massimiliano Mulas, 45 anni, ora è in carcere. Con l’accusa di aver violentato una ragazzina di 11 anni. Dopo averla pedinata fino a casa. Il sardo di Tempio Pausania era stato fermato un paio di giorni fa con un coltello. E denunciato per porto abusivo di arma da taglio. Era stato condannato per violenza sessuale: aveva minacciato le vittime con una lama. Un modus operandi che va avanti dal 2002. Ovvero il primo caso di violenza sessuale tentata nei confronti di una turista in Trentino. E che fino a ieri non aveva mai generato una forma di controllo nei suoi confronti. Lasciandolo libero di tornare a colpire una volta uscito.

Socialmente pericoloso

«No, il mio cliente non è mai stato dichiarato socialmente pericoloso. Ha finito di scontare nel 2021 l’ultima condanna nel carcere di Lanusei, Nuoro, e ne è uscito pienamente libero. È tornato a Tempio Pausania, a casa della madre, e, dopo un po’, se n’è andato…». L’avvocato Ignazio Ballai, che segue da sei anni Mulas, spiega al Corriere della Sera cosa ha fatto Mulas negli ultimi tempi. Ieri davanti al giudice si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Penso di chiedere un nuovo interrogatorio al giudice, da fare a maggio. In quella sede potrei portare anche la richiesta di perizia psichiatrica. Come legale intendo avere il massimo rispetto per la vittima», aggiunge l’avvocato.

L’ultima vittima

La ragazzina di 14 anni stava tornando a casa dalla palestra verso le 18 di giovedì 10 aprile. Nota che qualcuno la segue e chiama un’amica. Quando estrae le chiavi dal portone viene spinta e bloccata nell’androne. L’amica sente tutto al telefono. Poi arriva un condomino. E l’aggressore, che in testa ha un passamontagna, scappa. Tre ore dopo Mulas viene arrestato dai carabinieri alla stazione di Mestre, dove è di ritorno da Padova dove è andato a cambiarsi. A terra a viale San Marco aveva lasciato marsupio e portafoglui con la sua carta d’identità. La sua prima condanna risale a fatti verificati a Pieve di Cavalese in provincia di Trento l’11 giugno 2002. Da cameriere aveva tentato di violentare una turista mantovana di 33 anni.

Le condanne

Lì arriva la condanna a 4 anni e 6 mesi. Da scontare a Padova. Dove, quando esce, si stabilisce. Il 14 settembre 2006 prova a violentare una studentessa di 21 anni. Ma lei resiste. Lui perde un orecchino sulla scena e la polizia lo trova subito. Non solo: scopre un’altra tentata violenza il 3 ottobre successivo. La condanna, stavolta, è di 8 anni e 3 mesi per un imputato che, di anni, ne ha 27. A Perugia, sei anni fa, altro procedimento per violenza su una 14enne: qui, però, assicura l’avvocato Ballai, l’accusa cade.

L’amica

I carabinieri intanto hanno ascoltato ieri l’amica della vittima. Il Gazzettino fa sapere che non è l’unica testimone in lista. Il giudice per le indagini preliminari di Venezia Alberto Scaramuzza ha convalidato il fermo disponendo la custodia in carcere dell’indagato. Secondo l’avvocato, Mulas era un senza fissa dimora e stava girovagando per Italia. L’ultima tappa prima della terraferma veneziana a Torino, prima ancora era stato visto a Tempio Pausania, dove abita la madre, poi a Spoleto, Perugia e infine a Torino prima di approdare in Veneto. Non ha un telefono.

Il carabiniere

È un carabiniere napoletano di 23 anni ad aver individuato lo stupratore seriale. Carmine Tondi è in servizio da un anno e mezzo alla Stazione dell’Arma di Mestre. «La risposta in effetti è stata tempestiva fin dal ricevimento della chiamata l’operatore della sala operativa ha immediatamente mandato una macchina sul posto che ha acquisito le informazioni e fatto partire le ricerche con tutte le pattuglie. Ma determinante è stata la reazione dei militari come Carmine, che non hanno esitato a mettersi alla ricerca. L’avere sulla strada un così grande numero di carabinieri è stato fondamentale per non perdere il responsabile», spiega il maggiore Davide Nardone, comandante della Compagnia di Mestre.

L’arresto

Tondi racconta al quotidiano l’arresto: «Dopo aver girato varie parti di Mestre, tra cui parchi pubblici e varie attività commerciali in cui potevamo presumere che si fosse rifugiato il fuggiasco, abbiamo visto un soggetto con fare sospetto in via Piave, vicino ai giardini». In quel momento «l’ho chiamato per nome e gli ho chiesto i documenti e lui mi ha risposto che non aveva con sé il borsello. In quel momento ho capito che non bisognava lasciarlo andare». A quel punto era possibile procedere all’identificazione e al confronto con i documenti che aveva nel marsupio che aveva smarrito. «Esatto, dopo l’identificazione abbiamo visto che era lui».

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