Capotreno gli chiede il biglietto ma lui l’aggredisce. «Da allora la perseguita e le manda messaggi sul cellulare»


Dopo un primo controllo sul treno l’ha perseguitata per mesi, fino al pedinamento nel parcheggio e all’invio di messaggi sul cellulare. Così il 30enne di origine cingalese residente a Sogliano al Rubicone è finito a processo per aver seguito e minacciato una capotreno di Trenitalia che opera sulla linea Rimini-Bologna. Tutto inizia nel 2023, durante un controllo del biglietto. L’uomo nega il biglietto e le urla per una decina di minuti. Quando la capotreno cerca di avvisare dal suo cellulare la polizia il 30enne tira fuori il regolare abbonamento sottoscritto.
Le minacce alla capotreno: «So dove parcheggi l’auto»
Ma è l’inizio di un incubo, ricostruisce oggi il Corriere della Sera. La donna incontra spesso l’uomo sulla linea. Gli insulti continuano, tanto che il 30enne arrivare a bloccare la capotreno durante una fermata, sostenendo di avere anche lui a disposizione la chiave tripla da usare per le porte esterne. E infine, sempre lo stesso giorno, aggiunge alla donna che conosce il suo nome e il posto in cui parcheggia l’auto a Cesena prima di andare a lavorare. Sostiene che non appena avrà saputo anche la sua residenza si sarebbe presentato sotto casa, per picchiarla. La Capotreno, spaventata, fa attivare la procedura del “codice rosso” antiviolenza.
Il braccialetto elettronico, la revoca e la nuova denuncia
Al 30enne arriva prima un divieto di avvicinamento e, dall’estate 2024, anche il braccialetto elettronico, revocato però alcuni mesi dopo. Dopo l’estate, ricostruisce il quotidiano, l’uomo torna a viaggiare sulla stessa linea, senza mai rivolgere la parola alla donna. Lei, continua ad aver paura, cambia luogo di parcheggio, si fa accompagnare al lavoro dal marito e sporge nuova denuncia. Si arriva quindi al processo davanti al giudice Marco De Leva. A rappresentare la procura è il pm Massimo Maggiori, il 30enne è difeso dall’avvocato Mario Montuschi mentre la capotreno è tutelata da Luca ed Elisa Arginelli. Queste ultime aggiungono un dettaglio inquietante: «Poco prima del processo, la mia cliente ha ricevuto un messaggio WhatsApp sul proprio cellulare da parte dell’accusato. Un messaggio inviato e poi cancellato. Non è chiaro come, ma ha ottenuto il numero di telefono e prima sapeva come si chiamasse, nonostante nelle targhette ci siano solo nome e numero di matricola, è un altro fatto grave. E vorremmo anche capire perché il braccialetto elettronico sia stato revocato, dopo l’estate scorsa».