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Il caos dazi taglia le gambe a Usa, Ue e Cina: ecco di quanto possono calare Pil e commerci. La California: «Faremo causa a Trump»

16 Aprile 2025 - 17:35 Ugo Milano
donald trump xi jinping guerra dazi cina usa
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Fitch e Wto rivedono al ribasso le stime del 2025. Honda fa felice Trump: pronta a spostare parte della produzione negli Usa

Dopo il caos diplomatico, arrivano i timori per l’economia. La guerra commerciale commerciale scatenata da Donald Trump – contro Pechino, ma non solo – comincia a far sentire tutto il proprio peso sugli scambi commerciali, al punto da aver convinto la World Trade Organization a tagliare le stime sul commercio mondiale. Nel 2025, secondo il Wto, gli scambi caleranno tra lo 0,2% e l’1,5% proprio in seguito ai dazi americani. Ma i timori non sono legati solo all’andamento degli scambi commerciali tra Stati Uniti e Cina. La guerra dei dazi rischia di trasformarsi in una brusca battuta d’arresto per l’economia. Secondo Fitch, l’economia mondiale crescerà quest’anno meno del 2%, ovvero 0,4 punti percentuali in meno rispetto alle precedenti stime. La crescita di Stati Uniti e Cina è stata tagliata di 0,5 punti per gli Usa (ora a +1,2%) e a sotto il 4% per la Cina. L’area euro, sempre secondo le stime di Fitch, crescerà meno dell’1%. L’agenzia di rating, inoltre, prevede che la Fed attenderà fino al quarto trimestre dell’anno per tagliare i tassi di interesse.

Trump agli alleati: «Sconti sui dazi se isolate la Cina»

C’è chi guarda a Pechino come un potenziale partner commerciale per scavalcare i dazi americani, c’è chi cerca di abbattere l’egemonia commerciale che il Dragone si sarebbe costruito nei decenni. Questo l’obiettivo evidente del presidente americano Donald Trump, che ha sospeso per tre mesi i dazi «reciproci» per tutti i Paesi eccetto che per la Cina, per cui invece le tariffe sono schizzate al 145%. E che, secondo il Wall Street Journal, sarebbe pronto a usare la promessa di sconti permanenti sui dazi per convincere gli altri Paesi a contribuire all’isolamento economico del colosso asiatico.

Pechino: «Usa ossessionati, pensino al loro debito»

Ma Pechino non si scompone. Anzi continua il suo attacco contro Washington, sia commerciale con le contro-tariffe all’84% sia verbale, convinta di avere il coltello dalla parte del manico. «Speriamo che gli Stati Uniti si liberino quanto prima dall’ossessione per l’egemonia», ha detto il portavoce del ministero della Difesa. «Riconoscano che l’uso indiscriminato della forza non renderà di nuovo grande l’America, ma infliggerà solo disastri al popolo americano e al resto del mondo». Secondo la Cina, infatti, Washington vorrebbe far valere «la legge del più forte», pur essendo «fortemente indebitata». Anche dagli altri dicasteri arrivano posizioni di fermezza. Dagli Esteri, il portavoce fa sapere che un tavolo di trattative sarà possibile solo quando «gli Usa smetteranno di esercitare pressioni estreme, di minacciare e ricattare. E inizieranno a parlare con la Cina su basi di uguaglianza, rispetto e reciproco vantaggio».

Honda pronta a spostare parte della produzione negli Stati Uniti

Tra le aziende più impattate dalla guerra commerciale c’è anche chi decide di obbedire agli ordini di Trump e assecondare le sue richieste pur di evitare i dazi sulle importazioni. È il caso di Honda, che sposterà la produzione del modello Civic con motore ibrido dal Giappone al suo stabilimento in Indiana negli Stati Uniti, proprio nel tentativo di mitigare l’impatto delle politiche tariffarie del presidente americano. La decisione arriva a due settimane esatte dall’annuncio con cui la Casa Bianca ha imposto dazi aggiuntivi del 25% su tutte le importazioni di auto. Una misura poi in parte ridimensionata, ma che ha costretto le case automobilistiche di tutto il modo a rivedere le proprie catene di fornitura. Tra le case automobilistiche giapponesi, anche Nissan starebbe valutando la possibilità di spostare negli Stati Uniti una parte della produzione nazionale del modello Suv Rogue.

Von der Leyen e la fine del «grande Occidente»

Il grande Occidente ormai «non esiste più», quel calibrato e fluido sistema commerciale che univa Stati Uniti e Unione europea ora deve essere rivisto «con pragmatismo», sedendosi attorno a un tavolo negoziale. È la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen a chiudere la porta in faccia a un possibile ritorno al passato: «Il mondo è diventato un globo anche geopoliticamente, e oggi le nostre reti di amicizia si estendono in tutto il mondo», ha detto in una intervista fiume al settimanale Die Zeit. Una globalizzazione che ha portato, secondo la politica tedesca, a frizioni non di poco conto e «rapporti complicati» tra Bruxelles e Washington. E alla necessità, in caso di chiusura totale degli Usa, di guardare altrove. Anche, per esempio, alla Cina.

La California fa causa a Trump sui dazi

Nel frattempo, dagli Stati Uniti arriva la prima vera sfida significativa alla politica commerciale della Casa Bianca. La California ha annunciato infatti che farà causa all’amministrazione di Donald Trump per i danni inflitti dai dazi all’economia. «Le tariffe illegali di Trump stanno creando caos per le famiglie, le imprese e l’economia, aumentando i prezzi e minacciando posti di lavoro», ha detto il governatore Gavin Newsom, da molti considerato già in corsa per la nomination del partito democratico alle prossime elezioni presidenziali.

Telefonata Meloni-von der Leyen prima del viaggio a Washington

Domani, giovedì 17 aprile, il presidente americano accoglierà Giorgia Meloni alla Casa Bianca. E proprio in vista di quell’incontro, la premier italiana ha avuto un nuovo colloquio telefonico con Ursula von der Leyen, così da discutere gli ultimi dettagli della missione, in particolar modo per le trattative sui dazi. Bruxelles, d’altronde, continua a sperare in un’intesa con Washington per azzerare tutte le tariffe esistenti. Ma allo stesso tempo, ha ricordato oggi Michael McGrath, commissario Ue per la Giustizia, «dobbiamo prepararci allo scenario potenziale di un mancato accordo».

Poste di Hong Kong, stop all’invio di pacchi negli Usa: «Washington è irragionevole e abusiva»

Intanto Pechino ha cambiato l’interlocutore diretto con la Casa Bianca, nominando viceministro con delega al commercio internazionale Li Chenggang. Li per anni è stato rappresentante della Cina e ambasciatore straordinario e plenipotenziario presso l’Organizzazione mondiale del commercio (Wto) a Ginevra. Un funzionario esperto da contrapporre alla strategia protezionistica americana. Mentre dalla parte di Pechino iniziano a schierarsi sempre più enti. Le Poste di Hong Kong hanno infatti annunciato la sospensione degli invii di merci in direzione degli Stati Uniti e la rinuncia a riscuotere le tariffe per conto della Casa Bianca. Una dura reazione all’ordine esecutivo con cui il presidente americano Trump ha tolto l’esenzione doganale per i piccoli pacchi provenienti dall’Asia. «Gli Stati Uniti sono irragionevoli, intimidiscono e impongono dazi in modo abusivo», si legge in una nota. «Per i pacchi non ancora spediti, il servizio provvederà a contattare i mittenti per la restituzione degli articoli e il rimborso delle spese postali».

Foto copertina: EPA/Will Oliver | Il presidente americano Donald Trump durante un evento alla Casa Bianca, 15 aprile 2025

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