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L’ira di Trump su Elon Musk: «Che c**o ci fa al Pentagono?». La riunione top secret sulla guerra alla Cina e la fuga di notizie: ecco cos’è successo

16 Aprile 2025 - 20:03 Simone Disegni
Fonti della Casa Bianca rivelano ora che a marzo il presidente andò su tutte le furie per la presenza del capo del Doge a un briefing riservatissimo: «Ci sono linee rosse che non deve superare»

Donald Trump ama molto Elon Musk, ma ci sono delle linee rosse che non deve superare. È l’avvertimento, sotto forma di voce sussurrata da una fonte ad Axios, che il presidente Usa fa arrivare al suo ingombrante alleato e capo del Doge. A dividere i due, ancora una volta, è la politica internazionale – i rapporti con la Cina – ma anche i limiti del mandato di Musk. La testata Usa rivela oggi infatti che Trump avrebbe preso malissimo la notizia, pubblicata il mese scorso dal New York Times, della partecipazione del Ceo di X e Tesla a un briefing top secret del Pentagono sui piani di guerra Usa in caso di crisi aperta con Pechino. Quella sera stessa, era il 20 marzo, Trump si espose direttamente sui social per smentire tutto, bollando la notizia come fake news: «Ridicolo! La Cina non sarà neppure menzionata o discussa. Che imbarazzo che media screditati possano costruire menzogne del genere!», ragliò a tarda sera su Truth. Nel frattempo però dentro l’Amministrazione s’era scatenato un putiferio. Cosa successe davvero in quelle ore lo ricostruisce ora Marc Caputo su Axios. Trump verificò che l’indiscrezione era vera eccome, e andò su tutte le furie: «Che c**o ci fa Elon lì? Assicuratevi che non ci vada», ordinò ai suoi, dando indicazione, a scanso di equivoci, di rivedere in toto l’agenda della riunione in programma al Pentagono, facendo saltare qualsiasi discussione di piani militari sulla Cina.

Le tensioni alla Casa Bianca sul ruolo di Musk

La fonte nell’Amministrazione che lo ha rivelato prova a ridimensionare al contempo l’episodio, assicurando, appunto, che Trump «ama ancora molto Elon». Il punto però, si fa sapere, è che deve imparare a capire dove sta il confine tra business e politica (punto su cui pure Trump non sembra andare fortissimo…): «Elon ha un sacco di affari e buone relazioni in Cina», la sua presenza a «quel briefing semplicemente non era la cosa giusta». Che si tratti di interessi o di visione, è certo che nelle ultime settimane divergenze crescenti tra i due sono venute al pettine: le ultime, tutt’altro che nascoste da Musk, sui dazi universali imposti (e poi rivisti) da Trump, visti dal capo del Doge come il fumo negli occhi. E non è un mistero che il ruolo ibrido «dentro-fuori» di Musk, la sua missione di tagliare con l’accetta i fondi ai dipartimenti del governo, la stravagante loquacità social e la costante presenza alla Casa Bianca abbia creato all’imprenditore di origine sudafricana già più di un nemico dentro l’Amministrazione.

Caccia alle «gole profonde» al Pentagono

Intanto quella fuga di notizie dal Pentagono ha creato altri strascichi. Nell’ambito dell’inchiesta interna voluta dal segretario alla Difesa Pete Hegseth, sono stati individuate e già punite le due presunte «gole profonde» che avrebbero rivelato notizie riservatissime alla stampa. Si tratta di Dan Caldwell, consigliere dello stesso Hegseth, e del vicecapo dell’amministrazione Darin Selnick. Entrambi, riporta Politico, sono stati letteralmente presi dalle loro scrivanie e accompagnati alla porta, posti per il momento in aspettativa amministrativa in attesa che si concluda l’indagine a loro carico. I sospetti su di loro riguardano l’imbeccata al New York Times sulla riunione top secret con Elon Musk sulla Cina, ma pure altre indiscrezioni emerse nelle scorse settimane su media spesso ostili: i piani militari Usa sul canale di Panama, i movimenti di navi militari verso il Mar Rosso, l’interruzione del flusso d’intelligence all’Ucraina. Fossero tutti gli addebiti confermati, si tratterebbe di una vera e propria, per quanto silente, fronda interna all’Amministrazione dentro al Pentagono. Altro che fake news.

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