Da JD Vance a Witkoff, i fedelissimi di Trump in arrivo a Roma: sabato i negoziati Usa-Iran. L’Aiea: «Teheran è vicina alla bomba nucleare»


Sarà un weekend di delicati intrecci diplomatici, quello che si aprirà a giorni a Roma. Tutte le attenzioni della politica e della diplomazia italiana sono ora concentrate sulla visita di Giorgia Meloni a Washington, tanto cercata quanto fattasi ad alto grado di difficoltà dopo la guerra dei dazi scatenata da Donald Trump. La premier è in partenza oggi per gli States, dove incontrerà il presidente nello Studio Ovale nella tarda mattinata di domani (pomeriggio italiano), giovedì 17 aprile. Quello che succederà nell’incontro a porte chiuse, e ancor più nelle dichiarazioni davanti alla stampa, è quanto mai imprevedibile – vista la delicatezza dei temi sul tavolo (dazi, spese militari, acquisti Ue di gas e armi) oltre che l’umoralità di The Donald. Ma una volta rientrata in Italia anche la scena diplomatica si sposterà subito a Roma. Venerdì 18, ha ora confermato in via ufficiale la Casa Bianca, inizierà la visita in Italia di JD Vance. Venerdì stesso è in programma a Palazzo Chigi l’incontro con Meloni: un follow-up al «vero» bilaterale di Washington, cui non dovrebbero seguire dichiarazioni pubbliche alla stampa. Il vero obiettivo di Vance, secondo molte ricostruzioni, è però quello di gettare un’àncora in Vaticano. La Casa Bianca ha confermato che il vice di Trump vedrà nella sua tre giorni il segretario di Stato Pietro Parolin: non il Papa, reduce dal lungo ricovero al Gemelli e costretto dunque anche per ragioni di precauzione sanitaria ad evitare i faccia a faccia. Non è detto però che, magari nella domenica di Pasqua a Piazza San Pietro, non si presenti l’occasione di un incontro ravvicinato tra i due.
I negoziati Usa-Iran a Roma
Nel mezzo tra l’appuntamento «governativo» e quello «spirituale» di Vance, però, si terrà a Roma un altro delicato incontro internazionale: il secondo meeting negoziale tra rappresentanti di Stati Uniti e Iran. L’obiettivo, come annunciato da Trump stesso dalla Casa Bianca a margine dell’incontro con Benjamin Netanyahu, è quello di trovare un accordo in grado di impedire che Teheran si doti dell’arma nucleare evitando le «maniere forti», ossia quel blitz militare che Israele non esclude da anni per tutelarsi. Il primo incontro si è svolto sabato scorso in Oman ed è stato definito «positivo e costruttivo» dallo stesso ministro degli Esteri iraniano Abbas Araqchi, che aveva detto che nel successivo incontro si sarebbe potuta stabilire «una base per i negoziati da cui poter iniziare una vera discussione». Quel secondo importante incontro si terrà a Roma dunque, dopo che una prima conferma data da Antonio Tajani era stata stranamente smentita a stretto giro dall’Iran. L’Italia comunque dovrebbe solo ospitare l’incontro, mentre il ruolo di mediazione tra le parti (almeno ufficialmente sinora le due delegazioni non si sarebbero mai incontrate direttamente) resterà in capo all’Oman. Non è chiaro al momento dove si svolgerà il vertice: né dalla Farnesina né dall’Ambasciata Usa trapelano al momento indicazioni in proposito. Secondo Sky Arabia, comunque, Tajani incontrerà separatamente il fedelissimo «superinviato» di Trump Steve Witkoff e i ministri degli Esteri di Oman e Iran a margine dei negoziati.
Il ruolo di JD Vance e il monito dell’Aiea
Ufficialmente non dovrebbe partecipare all’incontro con la delegazione iraniana neppure Vance, che pure sarà a Roma con la moglie Usha proprio nelle stesse ore. Ciò non toglie però che sul dossier Iran il vicepresidente sia attivo eccome. Secondo Axios, Vance capeggia la frangia interna all’Amministrazione Trump che spinge sul pedale delle trattative con l’Iran, persuasa che gli Stati Uniti devono essere pronti a fare i necessari compromessi per trovare un’intesa. Sulla stessa linea sarebbero assestati il capo del Pentagono Pete Hegseth e lo stesso Witkoff, che dalla Russia al Medio Oriente è l’uomo per tutti i negoziati, ascoltatissimo dal suo vecchio amico Trump. Il quale però deve fare i conti con la linea dura portata avanti in primis dal segretario di Stato Marco Rubio e dal consigliere per la sicurezza Mike Waltz, oltre che dall’alleato Netanyahu, tutti assai scettici sulla reale credibilità negoziale dell’Iran. A lanciare l’allarme su questo proprio oggi è d’altronde la stessa Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), incaricata da anni di monitorare lo sviluppo del programma nucleare di Teheran. Secondo il direttore Rafael Grossi, atteso proprio oggi a Teheran, l’Iran «non è lontano» dalla bomba atomica. «È come un puzzle: hanno i pezzi e forse un giorno potrebbero rimetterli insieme. C’è ancora molta strada da fare prima di arrivarci. Ma non sono lontani, dobbiamo ammetterlo».
Da Parigi a Mosca a New Dehli, il risiko della diplomazia
Nel dubbio, tanto gli Usa quanto l’Iran prepareranno l’incontro romano di sabato sondando il polso degli alleati. Araqchi farà tappa a Mosca (giovedì) prima arrivare in Italia: al Cremlino, ha annunciato lui stesso, porterà «un messaggio dal Leader Supremo Ali Khamenei al presidente russo Vladimir Putin». Rubio e Wtitkoff, dal canto loro, sono a Parigi da oggi a venerdì per incontrare alti esponenti francesi ed europei, e sul tavolo del dialogo, oltre al destino del conflitto russo-ucraino, ci sarà anche il dossier Iran. Quanto a Vance, dopo gli impegni a Roma il suo viaggio proseguirà invece verso l’India, dove si tratterrà fino al 24 aprile. Nel Paese d’origine della moglie Usha, Vance incontrerà il premier Narendra Modi. Con lui come con Meloni, comunica asciutta la Casa Bianca, «il vicepresidente parlerà delle priorità economiche e geopolitiche».