Descalzi (Eni) al veleno sull’Ue: «Altro che scossa da Trump, siamo già morti: ecco perché» – Il video
Le mosse shock di Donald Trump su dazi e alleanze internazionali hanno dato una scossa all’Europa? Lo pensano in molti, e lo ha rivendicato la stessa presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen questa settimana in un’intervista a Die Zeit. C’è chi la vede però in un modo completamente diverso: Claudio Descalzi. Intervenendo a Roma alla presentazione del nuovo settimanale Moneta, l’Ad di Eni ha usato toni sferzanti nei confronti dell’Ue e delle sue politiche industriali. «Per sentire la scossa bisogna essere vivi. Se sei quasi nel torpore della morte è ben difficile», ha graffiato Descalzi a conclusione di un’analisi senza sconti. Per il gran capo dell’Eni, che parlava a fianco del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, a pesare e non da oggi sulla competitività europea sono in primis quei dazi «auto-imposti» di cui per primo aveva parlato nei mesi scorsi Mario Draghi. Di che si tratta? Delle regole imposte dall’Ue a chi fa business o vorrebbe farlo in Europa.
Il Green Deal e le regole «costose» sulle importazioni
«Il Green Deal con le regole e le tasse all’importazione per le società non solo europee… quelli sono dazi indiretti», ha sostenuto Descalzi. Lamentando in particolare le norme previste dall’ultimo Regolamento Ue sull’import di beni la cui produzione comporta alte emissioni di carbonio. «Impone regole a chi deve importare, aumentando i costi. Ma così rischia di privare l’Europa, che non ne ha, di energia». Il risultato, o per lo meno il rischio? La fuga delle imprese e degli investitori extra-Ue. «Non siamo il centro del mondo: se un esportatore non può venire in Europa va da qualche altra parte. Ci sono mercati più attrattivi e che stanno crescendo. Non essendo l’ombelico del mondo ma pensando di esserlo, facciamo degli errori», ha attaccato Descalzi, attestandosi su una linea per molti versi uniforme a quella portata avanti anche in sede europea da Giorgia Meloni e dallo stesso Giorgetti nelle ultime settimane. E che non dispiacerebbe neppure all’orecchio di Trump stesso, che un giorno sì e l’altro pure prende di mira quelle «barriere non tariffarie» che ostacolerebbero di fatto l’export in Europa di beni Usa.