«Lo show di Kendrick Lamar al Super Bowl è stata diffamazione a scopo di lucro»: la nuova accusa di Drake all’Universal


Si tratta di un’opinione universalmente riconosciuta: il dissing tra Drake e Kendrick Lamar, che ha catturato l’attenzione del mondo lo scorso maggio, è stato vinto nettamente da Lamar. Ma il rapper 27enne californiano in quel frangente riuscì ad andare ben oltre la faida contro il collega, portandosi a casa un brano, Not Like Us, che rappresentò non solo il colpo del ko del suo scontro musicale con Drake, ma anche una nuovissima svolta musicale. Un brano che ha fatto incetta di premi ai Grammy (Canzone dell’anno, Registrazione dell’anno, Miglior canzone rap, Miglior interpretazione rap e Miglior videoclip), e ha raggiunto la prima posizione in ogni angolo del globo e per molti rappresenta uno dei brani più significativi della storia del rap moderno, cantato anche durante l’halftime show del Super Bowl, l’evento televisivo più seguito del palinsesto americano. Drake ha vissuto indubbiamente male questa celebrazione, considerando che si tratta di un brano in cui, senza troppi mezzi termini, con la poetica complessa e pungente di Lamar, gli viene dato del pedofilo.
Drake porta Universal in tribunale
Drake, 38 anni, canadese, ha ritenuto inaccettabile il passaggio di Not Like Us dall’ambito del dissing – YouTube, campo di battaglia della battle con Lamar – a quello reale della discografia. Per questo a gennaio ha deciso di intentare causa per molestie e diffamazione contro Universal Music Group, che, fatto piuttosto bizzarro, è anche la sua etichetta. Nella denuncia Drake sostiene che la UMG era perfettamente consapevole che quel brano lo avrebbe seriamente danneggiato ma ha cavalcato l’onda del successo spingendolo a livello discografico, mettendo davanti «l’avidità aziendale alla sicurezza e al benessere dei suoi artisti. Nella controversia la UMG ha visto un’opportunità, l’ha colta al volo e ha continuato ad alimentare il fuoco». Drake era arrivato, salvo poi fare un passo indietro, ad accusare Universal e Spotify di gonfiare artificialmente gli stream di Not Like Us al fine di svalutare la sua musica. Universal aveva risposto con una nota ufficiale: «L’idea che UMG possa fare qualcosa per indebolire uno qualsiasi dei suoi artisti è offensiva e falsa». Ma naturalmente la situazione non si è sgonfiata.
La causa tra Drake e Universal non si fermerà
Molti hanno letto l’azione legale di Drake contro Universal come una sorta di rigurgito di vendetta per l’umiliazione a causa del dissing perso contro Lamar. Potrebbe essere certo, ma Drake in questi mesi ha dimostrato di fare sul serio. L’iter giudiziario infatti è andato avanti: due settimane fa un giudice ha respinto la richiesta della Universal di sospendere la fase istruttoria e ha consentito a Drake di procedere richiedendo l’accesso ai documenti, tra cui i contratti di Lamar con l’etichetta. Ieri il rapper canadese ha ulteriormente modificato la causa, il suo team legale sostiene infatti che lo spettacolo di Lamar durante l’intervallo del Super Bowl sia stato mostrato a oltre 133 milioni di persone «inclusi milioni di bambini che non avevano mai ascoltato prima la canzone, né nessuna delle canzoni che l’hanno preceduta. È stato il primo, e si spera sarà l’ultimo, spettacolo dell’intervallo del Super Bowl orchestrato per screditare la personalità di un altro artista». La denuncia sostiene inoltre che Lamar ha deliberatamente omesso la parola «pedofilo» durante l’esibizione al Super Bowl (lasciando comunque una pausa in modo tale che il pubblico la pronunciasse, cosa che ha evidenziato ancora di più il passaggio) e che, «sulla base di informazioni e convinzioni», non gli sarebbe stato permesso di esibirsi se non fosse stata omessa dal testo. «Questo perché quasi tutti capiscono che è diffamatorio etichettare falsamente qualcuno come pedofilo», si legge nella denuncia. Il team di Drake sostiene dunque che Universal abbia consapevolmente negoziato e promosso l’esibizione al Super Bowl dopo la presentazione della causa iniziale, causando così intenzionalmente un danno a Drake. I legali del rapper hanno passato al setaccio tutte le esibizioni pubbliche del brano, puntando il dito anche contro l’esibizione ai Grammy, seguita, scrivono, da 15 milioni di spettatori, cosa che non sarebbe mai accaduta senza il consenso di Universal, che avrebbe così, di nuovo, contribuito alla diffusione di notizie diffamatorie nei suoi confronti.
La risposta di Universal
Universal naturalmente non rimane a guardare ed ha affidato a Variety una nota come commento e risposta a questi ultimi accadimenti: «Drake, senza dubbio uno degli artisti più affermati al mondo e con il quale abbiamo un rapporto di successo che dura da 16 anni, viene indotto dai suoi rappresentanti legali a intraprendere una serie di azioni legali assurde. Due settimane fa, i suoi rappresentanti hanno festeggiato una “vittoria”: l’approvazione di una mozione di routine per la fase istruttoria. Quella “vittoria” si trasformerà in una sconfitta se questa causa frivola e sconsiderata non verrà archiviata nella sua interezza, perché anche Drake sarà personalmente soggetto alla fase istruttoria. Come dice il vecchio proverbio, “fai attenzione a ciò che desideri”. È vergognoso che queste assurde e frivole messinscene legali continuino. Sono costose per Drake in termini di reputazione ed economici e non hanno alcuna possibilità di successo. Invece di accettare la sconfitta come l’artista rap impassibile che spesso afferma di essere, ha fatto causa alla sua etichetta discografica nel maldestro tentativo di lenire le sue ferite».