Eternit bis, Stephan Schmidheiny condannato a 9 anni e 6 mesi per 89 omicidi colposi: «Una giustizia a metà»


È arrivata la sentenza del processo Eternit bis. La Corte d’Assise d’Appello di Torino ha condannato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny a 9 anni e 6 mesi di carcere per omicidio colposo plurimo, in relazione ai decessi avvenuti a Casale Monferrato. Una condanna più lieve rispetto ai 12 anni inflitti in primo grado nel 2023, e ben lontana dall’ergastolo richiesto dalla Procura generale, che puntava a far riconoscere l’omicidio con dolo eventuale. A presiedere la Corte è stata la giudice Cristina Domaneschi.
Solo 89 i decessi riconosciuti come reato su 392
Il procedimento riguardava inizialmente 392 morti legate all’attività dello stabilimento Eternit di Casale, simbolo di un dramma collettivo che ha segnato intere generazioni. In primo grado Schmidheiny era stato riconosciuto colpevole per 147 casi, ma nel corso dell’appello 29 posizioni sono state assolte perché «il fatto non sussiste», e per altre è intervenuta la prescrizione. Alla fine, restano 89 le morti per cui l’ex imprenditore è stato ritenuto colpevole. In aula, tra parenti delle vittime e membri delle associazioni, il verdetto ha lasciato l’amaro in bocca: «Una giustizia a metà».
Schmidheiny mai in aula. E i risarcimenti calano
Schmidheiny, già proprietario della multinazionale Eternit, non ha mai presenziato a un’udienza del processo. Il suo avvocato, Astolfo Di Amato, ha annunciato il ricorso in Cassazione: «La struttura dell’accusa continua a cedere, ma impugneremo anche questa decisione». Ridotti sensibilmente anche i risarcimenti alle parti civili, che in primo grado superavano i 100 milioni di euro. Al Comune di Casale Monferrato vanno 5 milioni di euro, mentre la presidenza del Consiglio dei ministri riceverà 500mila euro.