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Natalie Portman e la paura del “periodo Lolita”: «Da bambina sono stata profondamente sessualizzata sul set»

17 Aprile 2025 - 14:30 Gabriele Fazio
L'attrice si racconta sulla rivista «Interview» in un dialogo con la giovane collega Jenna Ortega

«C’è un’immagine pubblica di me che è diversa da quella che sono», Natalie Portman si confessa sulle pagine della rivista Interview con la collega Jenna Ortega. Un confronto significativo tra due donne di diversa generazione – 43 anni la prima, 22 la seconda – che condividono una storia simile, l’essere diventate star del cinema a livello globale in giovanissima età, con tutte le conseguenze che la realizzazione di questo sogno comporta. «Ne ho già parlato tempo fa – dice Natalie Portman – di come, da bambina, fossi profondamente sessualizzata, cosa che credo accada a molte ragazze sullo schermo. Mi ha spaventata molto. Ovviamente la sessualità è una parte fondamentale dell’essere una bambina, ma volevo che fosse dentro di me, non rivolta verso di me». Lo chiama il suo periodo “Lolita”, uno dei tanti che, racconta alla collega, ha passato a causa, pare, di questa abitudine dell’industria hollywoodiana ad incasellare le attrici in dei cliché: «In ogni fase della mia carriera – spiega – ce n’era uno diversa in cui pensavo, “Oh, devo evitarlo”. Ovviamente c’è stata una lunga fase da Lolita. Poi c’è stata la lunga fase da “ragazza che aiuta il ragazzo a realizzare le sue emozioni”, durata circa un decennio».

Il sostegno di Jodie Foster

Lo scorso anno, in una puntata del podcast Smartless, Natalie Portman ha rivelato di aver imparato fin da piccola a mostrare un atteggiamento da dura sui set per evitare di essere sessualizzata da potenziali predatori del settore. «Quel tipo di proiezione di serietà – racconta – in un certo senso mi proteggeva, era quasi un segnale d’allarme». A riprova che si tratta di una storica e malsana abitudine di Hollywood, quando Jodie Foster, era il febbraio del 2024, sentì quelle parole decise di contattare la collega per confrontarsi sull’argomento, perché anche lei, che fece i primi passi nel mondo della cinema sul set del Martin Scorsese di Taxi Driver, capolavoro che la vedeva interpretare una prostituta all’età di 12 anni, ai tempi si sentì profondamente sessualizzata. Ne aveva invece 11 Natalie Portman quando debuttò nel cinema accanto a Jean Reno in Léon di Luc Besson, ruolo che diede il via ad una strabiliante carriera che passa anche dalla vittoria di un Premio Oscar per Il Cigno Nero.

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