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Sergio Mattarella e l’immigrazione clandestina: «L’Unione europea si impegni per governare i flussi, è una necessità»

18 Aprile 2025 - 10:40 Ugo Milano
mattarella immigrazione clandestina stragi mare
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A dieci anni dalla strage del Canale di Sicilia, in cui centinaia di migranti morirono o finirono dispersi, il presidente della Repubblica ha ringraziato «chi, in condizioni estreme, salva vite rispettando la legge del mare»

«L’Unione europea deve esprime massimo impegno» nel governo dei movimenti migratori. Una necessità che unisce «il contrasto all’illegalità e la lotta alla criminalità» con la costruzione di «canali e modalità di immigrazione legali che, con coerenza, esprimano e rispetto nei confronti della vita umana». È il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a dieci anni dalla strage del Mediterraneo del 18 aprile 2015 avvenuta a 200 chilometri da Lampedusa, a puntare nuovamente i riflettori sul tema delle tragedie in mare. «La Repubblica italiana ricorda quelle tante donne e tanti uomini, molti destinati a restare senza nome. È la nostra civiltà a impedirci di voltare le spalle, di restare indifferenti, di smarrire quel sentimento di umanità che è radice dei nostri valori».

La strage nel canale di Sicilia: «Cercavano disperatamente una vita migliore»

«Dieci anni or sono nel Canale di Sicilia si consumò un’immane tragedia, tra le più terribili che si ricordano nel Mediterraneo», così il Capo di Stato ha esordito ricordando quel 18 aprile 2015. Centinaia di migranti stipati in un peschereccio eritreo guidato da due scafisti, la richiesta di soccorso poi – per motivi mai chiariti fino in fondo – il ribaltamento dell’imbarcazione. I dati ufficiali parlarono di 58 morti, oltre 700 dispersi e solo 27 tratti inn salvo. Fonti non ufficiali hanno alzato la stima dei decessi a 525, a cui vanno aggiunte centinaia di dispersi. «Erano persone che disperatamente cercavano una vita migliore, fuggendo da guerre, persecuzioni, miseria», ha ricordato Mattarella. Persone finite nelle mani di organizzazioni criminali, che li hanno crudelmente abbandonati nel pericolo. Nel fare memoria rinnoviamo l’apprezzamento per l’opera di soccorso da parte delle navi italiane che sono riuscite, in condizioni estreme, a salvare vite, rispettando quanto impone la legge del mare».

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