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Putin annuncia la tregua per Pasqua, poi attacca: «Vediamo quanto Kiev vuole la pace». Zelensky non si fida: «Ma se funziona va estesa»

19 Aprile 2025 - 21:06 Ugo Milano
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Il presidente ucraino ha chiesto «silenzio totale e incondizionato», ma le bombe continuano a piovere sull'Ucraina. Il leader russo ha imposto alle sue truppe di fermare gli attacchi dalle 17 (ora italiana) di sabato 19 aprile

Un regime di «silenzio totale e incondizionato», questo il requisito posto dal presidente Volodymyr Zelensky a qualche ora dall’annuncio russo di un cessate il fuoco fino alle 23 italiane del giorno di Pasqua. Una decisione, comunicata in diretta tv dal presidente russo Vladimir Putin, che secondo gli alti funzionari militari di Kiev non è stata poi rispettata nei fatti, con le città vicine al fronte orientale che continuano a essere prese di mira da una pioggia di missili e droni. «L’Ucraina imiterà le azioni russe», ha commentato Zelensky. «Silenzio in risposta al silenzio, attacchi difensivi in risposta agli attacchi». Poi, visto il barlume di apertura fatto trapelare dal Cremlino, il leader di Kiev ha provato a cogliere l’opportunità, proponendo una «estensione oltre il 20 aprile» del cessate il fuoco. Pur ribadendo la completa assenza di fiducia nei confronti di Mosca: «Sappiamo fin troppo bene come il Cremlino manipola e siamo preparati a tutto».

La proposta di Zelensky: «Vera tregua? Allora fermiamo le armi per 30 giorni»

Una proposta, quella di Zelensky, che sa di prova del nove: l’ennesima. Non lo ha nascosto nemmeno lui: «Questo rivelerà le vere intenzioni russe. Perché 30 ore servono a fare notizia, ma non per reali misure di rafforzamento della fiducia. Trenta giorni potrebbero dare una possibilità alla pace». Fa di nuovo capolino, dunque, quella proposta di cessate il fuoco che i negoziatori ucraini avevano già proposto agli Stati Uniti ma che Washington non era riuscita a far accettare al Cremlino. Da Mosca, intanto, nonostante i proclami ufficiali, non sembrano essersi fermati gli ordini di guerra. Secondo il comandante in capo dell’esercito ucraino, «le operazioni russe continuano su diverse settori della prima linea e il fuoco dell’artiglieria non si è placato».

L’annuncio a sorpresa di Putin: «Tregua fino alla mezzanotte di Pasqua»

Il giorno dopo la minaccia di Donald Trump di abbandonare ogni sforzo di pace se Russia e Ucraina non arriveranno a un accordo per il cessate il fuoco, Putin ha offerto la tregua di due giorni in vista della Pasqua. Domenica 20 aprile, infatti, sia i cristiani cattolici che gli ortodossi celebrano la festa religiosa. «Ordino una cessazione di tutte le azioni militari per questo periodo», ha detto il leader del Cremlino durante un incontro in diretta tv con il capo di Stato maggiore dell’esercito, Valery Gerasimov. Una decisione che Putin ha giustificato citando «considerazioni umanitarie», e che ha inteso come una sorta di banco di prova per verificare se Kiev sia disposta a «risolvere pacificamente la questione».

Quanto dura la tregua

Il capo del Cremlino ha imposto alle sue truppe di fermare gli attacchi dalle 17 (ora italiana, le 18 a Mosca) di oggi sabato 19 aprile fino alle 24 di domenica 20, giorno di Pasqua. «Ci aspettiamo che gli ucraini seguano il nostro esempio». Da Kiev al momento non è arrivata alcuna risposta. Il presidente russo ha comunque chiarito la necessità, per l’esercito di Mosca, di rimanere «pronto a respingere eventuali violazioni e provocazioni da parte del nemico, nonché qualunque sua azione aggressiva».

I primi attacchi russi dopo il cessate il fuoco: «I russi non hanno nulla di sacro»

«Ecco come si presenta la “tregua pasquale” russa nella regione di Cherson», ha denunciato sui social media il governatore di Cherson Alexander Prokudin. «Intorno alle 18, a seguito di un attacco con 8 droni nemici, 7 appartamenti di un palazzo nel quartiere Dniprovskyi di Cherson hanno preso fuoco. Alle 19:05, un drone ha colpito un’auto civile a Urozhayne. Un’ora dopo, un altro drone ha attaccato l’insediamento. Alle 19:12, un drone nemico ha colpito Stanislav. Purtroppo non stiamo assistendo ad alcuna tregua. I bombardamenti continuano e i civili sono nuovamente sotto attacco. Questa è l’ennesima conferma che la Russia non ritiene nulla di sacro». Ma non solo: le sirene antiaeree hanno suonato nella capitale ucraina Kiev, nonostante l’inizio della tregua. Un messaggio di allerta aerea ha invitato i residenti di Kiev a rifugiarsi poco prima delle 22 locali (le 21 italiane), mentre l’aeronautica militare segnalava una «minaccia missilistica» nella regione omonima.

La cautela di Zelensky

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non si è mai davvero fidato delle parole dell’omologo russo. «Quanto all’ennesimo tentativo di Putin di giocare con le vite umane, in questo momento gli allarmi antiaerei si stanno diffondendo in tutta l’Ucraina», ha scritto su X poco dopo l’annuncio del Cremlino. «Alle 17:15 (15 minuti dopo l’inizio della tregua, ndr), droni d’attacco russi sono stati rilevati nei nostri cieli. La difesa aerea e l’aviazione ucraine hanno già iniziato a lavorare per proteggerci. I droni Shahed nei nostri cieli rivelano il vero atteggiamento di Putin nei confronti della Pasqua e della vita umana», si legge sui social. Il sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko, citato da Rbc Ucraina, ha sottolineato inoltre che «le forze di difesa aerea stanno lavorando sui droni nemici sulla riva sinistra della capitale», ha dichiarato il sindaco su Telegram, chiedendo inoltre ai cittadini di «rimanere nei rifugi». Pochi minuti prima, l’amministrazione militare della città aveva riferito dell’attivazione della difesa aerea a seguito dell’allarme scattato per gli attacchi sulla capitale.

Il precedente: la tregua (subito violata) per il Natale ortodosso del 2023

La scelta ricalca quella che lo stesso Vladimir Putin comunicò alla vigilia del 7 gennaio 2023, data in cui gli ortodossi festeggiavano il Natale. In quella circostanza il leader del Cremlino proclamò 36 ore di cessate il fuoco generale «per tutti i soldati lungo la linea di contatto con le forze ucraine», dalle 12 del 6 gennaio alle 24 del 7 gennaio. Kiev non prese bene la decisione, definendola «un banale stratagemma di propaganda». E ne ricevette la conferma poche ore dopo, quando una pioggia di missili riprese a martellare l’Ucraina orientale, uccidendo tre persone tra Kharkiv e Bakhmut.

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