Regionali, non c’è pace neanche in Toscana. Tra i dubbi di Schlein e le liti del centrodestra, i possibili nomi della sfida


La data ancora non c’è, ma la corsa è già partita. Le elezioni regionali – che coinvolgeranno sei Regioni italiane – si avvicinano a grandi passi. E nell’attesa che esca un decreto che fissi ufficialmente il giorno in cui i cittadini saranno chiamati alle urne (con ogni probabilità questo autunno), la corsa per la scelta dei candidati si fa sempre più serrata. Nelle ultime settimane i riflettori sono stati puntati soprattutto su Campania e Veneto, per via della bufera sul limite dei due mandati. Ma c’è un’altra Regione che si ritrova nel pieno della burrasca pre-elettorale: la Toscana. Qui, da un lato, troviamo un centrodestra a dir poco frammentato. Dall’altro lato, un centrosinistra in perenne fase di rodaggio, che prova a tenere insieme tutte le anime del Partito democratico. L’obiettivo per i dem è trovare un candidato in grado di mettere d’accordo sia l’ala riformista sia quella più vicina a Elly Schlein.
Secondo mandato per Giani?
La regione Toscana è amministrata dal 2020 da Eugenio Giani, un presidente iper presenzialista. «Se c’è una frana alle tre di notte su una statale, stai sicuro che lui ci andrà», racconta un esponente dem, a conferma dell’instancabile impegno del governatore. Giani gode di una solida popolarità, rafforzata da una presenza costante e diretta sui social. Il suo profilo Instagram alterna aggiornamenti istituzionali a momenti più leggeri. Ma questa vicinanza ai cittadini è certamente servita. I sondaggi lo danno in netto vantaggio sugli avversari, aprendo la strada verso un secondo mandato. Secondo il sondaggio di Toscana Tv, il 51,5% dei toscani lo voterebbe.
Campo largo sì o no?
E qui iniziano i problemi. Perchè Giani è forte, e il Pd anche. Ma il presidente, se venisse rieletto per un secondo mandato, dovrebbe provare ad avere una maggioranza diversa. All’epoca, nel 2020, poteva contare sulla solida alleanza tra Italia Viva e dem, che anche ora (da poco) vanno d’accordo. Il problema però è che il Pd sta cercando di dare seguito all’idea di alleanza strutturale con il Movimento 5 stelle,e dunque nella coalizione dovrebbero entrare M5s e Alleanza verdi e sinistra. Ma i pentastellati, attualmente, in Consiglio Regionale sono all’opposizione. Non un passaggio banale.
Filo Schlein o riformista?
L’altro motivo di attrito riguarda le diverse “scuole” di appartenenza dei democratici. Giani è un riformista, sostenuto fortemente da Stefano Bonaccini. Ma quest’anno si candideranno altri due riformisti per la corsa alle Regionali: Matteo Ricci nelle Marche e Antonio Decaro, in Puglia, anche se la sua candidatura non è stata ancora ufficializzata. In sostanza, i filo-schlein resterebbero a bocca asciutta. Per questo motivo, tra le candidature che la segretaria del Pd potrebbe spingere ci sono nomi a lei molto vicini, come Emiliano Fossi, segretario regionale del partito, e Marco Furfaro, membro della segreteria nazionale e considerato uno dei suoi fedelissimi. Tuttavia, secondo alcuni esponenti dem interpellati da Open, Giani, pur essendo «culturalmente riformista», è ritenuto un uomo che «non cerca lo scontro» e che tende a seguire e rispettare la linea del partito. Non a caso, ha sostenuto battaglie in linea con la sensibilità della segretaria, come la legge sul fine vita e quella sui consorzi industriali pubblici.
Centrodestra spaccato
Ma se alla fine il Pd una «scelta razionale – a detta dei dem – la farà» perchè «la priorità resta comunque quella di portarsi a casa la Regione» i veri nodi risiedono nel centrodestra, dove lo scontro sulle candidature è tutt’altro che risolto. Fratelli d’Italia punta su Alessandro Tomasi, attuale sindaco di Pistoia. Un profilo civico e radicato, ma che non convince affatto la Lega. Il Carroccio ha infatti già scoperto le carte, lanciando ufficialmente Elena Meini, capogruppo leghista in Consiglio regionale. Il malumore, però, serpeggia anche all’interno dello stesso partito. A fine febbraio, l’eurodeputato Roberto Vannacci ha bocciato pubblicamente la candidatura di Meini: «Se squadra che vince non si cambia, squadra che non vince evidentemente bisogna cambiarla», ha dichiarato. Poi, il generale non ha escluso di poter scendere in campo con una propria lista, supportata dai candidati del movimento “Il mondo al contrario”. E non è finita. All’appello manca ancora Forza Italia. Sul tavolo ci sono due nomi già usciti allo scoperto: quello di Marco Stella, consigliere regionale e coordinatore toscano del partito, e quello di Deborah Bergamini, vicesegretaria nazionale. Entrambe candidature già ufficializzate in ambienti forzisti, ma ancora lontane da una sintesi condivisa. Insomma, la scelta del candidato del centrodestra è ancora ben lontana dall’essere definita.