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Luisa Todini: «Ero anoressica e bulimica. La maternità mi ha salvato»

23 Aprile 2025 - 07:45 Alba Romano
luisa todini
luisa todini
Imprenditrice e parlamentare di Forza Italia, racconta gli inizi della sua carriera e come sta oggi

Luisa Todini, ex Forza Italia ed ex proprietaria di Todini Costruzioni (ora Salini) racconta che era anoressica e bulimica e che l’ha salvata la maternità. E che quando Antonio Di Pietro provò ad arrestarla gli fece rifare tre volte il verbale dell’interrogatorio. In un’intervista al Corriere della Sera Todini dice che è nata a Perugia «ma dopo tre ore ero già lì, a Cecanibbi, una frazione di Todi». A casa sua «non c’era il riscaldamento. Sopra il letto c’era un oggetto di legno per poggiare il braciere che scaldava le lenzuola gelate. Una volta feci la pipì sul braciere, usato come vasino, e anni dopo tolsi i segni delle ustioni col laser. Il bagno unico, senza acqua calda, per tutti: eravamo dieci adulti e quattro bambini. Vivevo con la famiglia di mia madre, i cugini e mio fratello».

La stufa

E rivela a Valerio Cappelli: «Babbo Franco per cercare la donna della vita andava per le feste di paese: per conquistare mia madre, Maria Rita, acquistò una stufa. Ci fu un consulto dei suoi genitori: l’accettiamo o non l’accettiamo? La stufa come anello di fidanzamento». Poi arrivò il benessere: «Babbo con le cambiali comprò la spaccasassi, che era la macchina per costruire le strade con i sassolini. Ci trasferimmo prima a Perugia e poi a Roma, quando vinse l’appalto per costruire via Pontina. Abitavamo all’Eur, non era il quartiere residenziale di oggi, di fronte a noi pascolavano le pecore. Papà (ora lo chiamo così che è più semplice) aveva la terza elementare, per noi figli era fissato con l’insegnamento. Studiai dai gesuiti. Ho trascorso tre mesi in una missione in India, nella povertà assoluta, a Mumbai che si chiamava Bombay sono stata nel ghetto dei lebbrosi al fianco delle suore di madre Teresa. Sono esperienze che ti cambiano».

L’arresto del padre

La Todini arrivò ad avere 3 mila dipendenti. Lei andò a scuola in Svizzera a scuola «dove soffrii molto, smisi di mangiare. Lì cominciarono i miei disturbi alimentari. Anoressia, poi bulimia. Allora era un argomento tabù. Pensavo di essere l’unica al mondo ad avere quei disturbi, li vivevo con un senso di vergogna enorme. Ne sono uscita a 36 anni, quando sono rimasta incinta. La pancia diventò la mia salvezza». Poi nel 1992 l’arresto del padre per Tangentopoli: «Fu accusato di aver dato soldi a un politico socialista per un lavoro mai appaltato. Veniva descritto da chi lo additava come alto, magro e abbronzato: papà era bassino, tarchiato e bianco come un lenzuolo. Lo portarono in un carcere di massima sicurezza: 15 giorni in isolamento e sei mesi ai domiciliari. Antonio Di Pietro interrogò anche me. Mi precipitai a Milano».

L’incontro con Di Pietro

Con Di Pietro, ricorda Todini, «fu un incontro surreale. Pensava che avessi nascosto i soldi chissà dove, voleva sapere dei nostri rapporti con Craxi. Mi gridò davanti a tutti, tenendo la porta aperta per farsi sentire: questi Todini mi hanno rotto, li arresto tutti! Io ero una statua di ghiaccio, spavalda, arrabbiata. Gli feci riscrivere il verbale tre volte perché le dichiarazioni non corrispondevano a quanto dicevo. Con Di Pietro mi ritrovai in tv a Ballarò di Floris. Gli dissi: io sono quella che provò ad arrestare ma non ci riuscì». Poi l’incontro con Silvio Berlusconi nel 1994: «Avevo 27 anni, a Bruxelles ero la più giovane. Ebbi 90 mila preferenze. A Todi presi più voti di Berlusconi, che mi propose come presidente della Regione Lazio, ma stavo vivendo la crisi matrimoniale con Luca Josi e mia figlia Olimpia era piccola. Dell’esperienza politica ricordo quando andai come capo delegazione da Arafat a Gaza e da Gheddafi in Libia, che mi apostrofò così: tu ragioni come un uomo».

La saga familiare

Todini racconta anche la guerra familiare per l’azienda. «La situazione precipitò quando mia madre fece un esposto, mi accusò di aver prosciugato i nostri beni. Lei soffre da sempre di disturbi bipolari, fu ricoverata con la camicia di forza, si mise in testa che io e mio marito avevamo ucciso nostro padre. Smise di curarsi e peggiorò, mi accusò di stalking quando le ricordavo di prendere le medicine, cercando di salvarla da sé stessa, c’è stato un doloroso procedimento penale durato 4 anni, che è stato archiviato. Dal giudice riuscii a ottenere un amministratore di sostegno. Intanto mio fratello pensò di essere mio padre, ma non lo è. I gravi problemi di salute, le difficoltà finanziarie. Sposò una donna tremenda e non andai al matrimonio; si separò, dopo 12 anni scoprì di avere un figlio da lei. Si risposò con Patrizia Pellegrino, la soubrette, e altri guai, anche lì non andai alle nozze. Nominò lei presidente delle sue attività e il suo ex marito ad. Viveva al di sopra delle sue possibilità, comprava barche, viaggiava con aerei privati. Rilevai le sue quote e presi in mano l’azienda».

L’alleanza con Salini e l’ex marito

Poi l’addio: «Quando capii di dovermi alleare con un socio forte bussai da Salini, poi acquistò tutto. Io reinvestii i profitti in energia rinnovabile, vigneti e agricoltura, e nell’immobiliare». Infine, il rapporto con il suo ex marito e la figlia: «Diciamo che Luca Josi, che è un uomo molto intelligente dal punto di vista cognitivo ma poco dal punto di vista relazionale, è del tutto sprovvisto di senso genitoriale. Spero sempre che voglia riaprire un dialogo. Amo riamata mia figlia Olimpia, che ha 22 anni, sta per laurearsi ed è migliore di me in tutto. Ho un affetto profondo per Yulia, la figlioccia accolta dalla Bielorussia quando aveva 7 anni. Ne ha 25, e alla sua età ha tre figli. Covid e guerra hanno interrotto i viaggi, ci parliamo quasi tutti i giorni in video».

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