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Sconti inesistenti, costi nascosti e aumenti tariffari: quali sono e come evitare le trappole di Internet

23 Aprile 2025 - 11:28 in collaborazione con  Iliad
Illiad
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Dal Black Friday ai biglietti dello stadio fino alle offerte lampo e riservate per gli abbonamenti telefonici, il web nasconde numerosi tranelli che costano caro ai portafogli dei consumatori. Ma per non farsi fregare basta poco

Saldi, sconti, promesse di risparmio: tutto troppo bello per essere vero. Da prezzi che scendono e salgono – spesso in corrispondenza di festività o particolari occasioni d’acquisto (vedi Black Friday) – a sconti “fittizi”, fino ai classici costi nascosti, che si scoprono solo quando è il momento di inserire i dati della carta di credito. Il mondo dell’e-commerce nasconde piccoli tranelli in cui il consumatore può facilmente inciampare. Sono alcune delle cosiddette malpractice, comportamenti non propriamente illegali – almeno non sempre – tramite cui numerose aziende tentano di sfruttare la pigrizia e la disattenzione delle persone per mungere quanti più soldi possibile.

La fluttuazione dei prezzi

Cosa c’è di più invitante di un super sconto sul nostro oggetto del desiderio? Poco, le aziende lo sanno e ci giocano. Facciamo un esempio: a dicembre 2024, su alcuni siti di e-commerce, uno smartphone di ultima generazione è stato venduto a 737 euro. A marzo lo stesso prodotto, sulle stessa piattaforme, si trovava a 381 euro. Il dimezzamento del prezzo non è casuale, ed è ben visibile anche se si confronta il prezzo “di fabbrica”: da 535 euro si passa a 737 euro nei dieci giorni prima di Natale per poi crollare a 664 euro il 26 dicembre e raggiungere i 381 euro a inizio marzo. Si tratta della più classica fluttuazione di prezzi che investe tantissimi prodotti, soprattutto quelli dell’ambito tech. Il processo è semplice: poco prima di eventi in cui la tendenza di acquisto dei consumatori aumenta – dal black friday alle festività – le piattaforme di e-commerce tendono ad alzare il prezzo, talvolta anche in maniera notevole. Sul “nuovo prezzo”, in realtà gonfiato, applicano poi sconti esorbitanti che in fin dei conti riallineano il costo del prodotto con quello di listino.

cambio prezzo black friday
Un esempio di fluttuazione dei prezzi, più alti intorno alle settimane di Natale (a sinistra) e quasi dimezzati dopo solo qualche mese (Fonte: Keepa)

Smascherare gli sconti fittizi

Come si può evitare di cadere in questi tranelli? Un primo modo, forse un po’ all’antica, è cambiare la routine d’acquisto: invece che affidarsi allo shopping mordi-e-fuggi, abituarsi a fare “giri esplorativi” prima delle settimane di saldo segnandosi i prezzi dei prodotti a cui siamo più interessati. Tenendo anche conto che, ormai da qualche anno, i professionisti sono tenuti a esporre il prezzo negli ultimi 30 giorni di ogni prodotto. In alternativa ci sono strumenti online – siti o estensioni per il browser – che fanno questo lavoro per noi. Queste piattaforme, tra cui Keepa e The Camelizer, monitorano nel tempo il prezzo dei prodotti in vendita in diversi shop online e possono essere utili per suggerire al consumatore il momento migliore per procedere all’acquisto.

Le commissioni nascoste: uno «scherzetto» finale

Spesso e volentieri chi acquista su piattaforme di e-commerce è sorpreso proprio sul più bello con costi aggiuntivi di spedizione, tariffe extra, tasse e commissioni che in fase di acquisto erano assolutamente invisibili. Sono i cosiddetti hidden cost, noti anche come junk fee, tramite cui le piattaforme riescono a pubblicizzare prezzi molto competitivi per poi sommarne altri, spesso indesiderati, proprio al momento del checkout. Nei costi nascosti ci si può imbattere in siti web di ogni tipo: dai negozi online ai siti di viaggi, dai noleggi auto fino alle rivendite autorizzate di biglietti. Soprattutto in quest’ultimo ambito sono presenti casi più diffusi. Ad esempio, dopo aver scelto un biglietto per concerti, eventi o anche partite di calcio, capita spesso che l’utente prima del pagamento abbia una sorpresa. Il motivo? Un totale di commissioni per la gestione che in alcuni casi arriva al 25% del biglietto e che comprende la commissione del sito, l’Iva e la consegna.

commissioni biglietti
Fonte: sito web

Molto comune anche un altro tipo di junk fee: si tratta delle cosiddette “preselezioni”, quando cioè all’utente è proposta una scelta che il sito ha già compiuto per lui. Invece che decidere lui in prima persona di pagare un determinato importo, il consumatore deve fare il percorso inverso: decidere di non sborsare quella cifra. Dalle campagne elettorali a siti completamente gratuiti, i sistemi di donazione spesso si affidano a questa strategia. Non solo per i versamenti saltuari ma anche per quelli ciclici.

Iliad offerta libera
Un esempio classico di preselezione, in cui il sito «propone» all’utente una scelta in realtà già compiuta

Come tutelarsi dalle «junk fee»

Evitare i costi nascosti può essere difficile, che si tratti della pigrizia del consumatore che non ha intenzione di «abbandonare il carrello» o della sua disattenzione. Ci sono però delle accortezze che possono aiutare gli utenti:

  • Leggere tutti i dettagli dell’acquisto (importo, durata, …) prima di pagare o accettare
  • Non avere paura di abbandonare la transazione se non si è convinti
  • Se qualche dettaglio non è chiaro, chiedere spiegazioni o specifiche via e-mail o via telefono
  • Pagare in maniera sicura (su PayPal, ad esempio, fare la verifica a due fattori)
  • Conservare le copie di tutte le ricevute e gli accordi, da utilizzare nel caso in cui venissero addebitate tariffe non dichiarate o di cui non si aveva contezza

I trucchetti delle telco: dai Giga ai dati marketing

Ai trucchetti del web non sfugge nemmeno l’ambito delle telecomunicazioni, che permette anzi alle malpractice di arrivare al consumatore sotto varie forme. Gli esempi potrebbero essere tanti, con cui tutti prima o poi si sono trovati ad avere a che fare. Come le offerte lampo – quelle «imperdibili», ma solo «fino a domenica» – che puntualmente, arrivato il giorno dopo la scadenza, sono rinnovate alle identiche condizioni. Ma solo fino alla domenica dopo.

black friday offerte imperdibili
Esempio di due offerte imperdibili – a tempo – fornite dallo stesso operatore alle medesime condizioni (Fonte: sito web)

Ci sono anche operatori che usano un sistema ben congegnato di trappole. Ad esempio, differenziando e non di poco il prezzo online e in negozio della medesima offerta. Offerte che hanno un costo di attivazione nello store fisico sul web diventano scontate a zero, andando di fatto a discriminare gli utenti in base alla modalità di sottoscrizione dell’abbonamento. Ma non tutto ciò che è gratuito è buono. È difficile, infatti, che un servizio sia regalato senza chiedere all’utente qualcosa in cambio. Ci sono alcuni operatori che promettono sconti sul costo di attivazione di un abbonamento se l’utente acconsente all’utilizzo dei propri dati personali per finalità di marketing. Altri invece chiedono il consenso senza offrire niente al cliente.

Costo attivazione consensi marketing
Fonte: sito web

Non è raro che le malpractice si nascondano anche nella fase di pagamento, quella più delicata di tutte, andando a stendere una patina di scarsa trasparenza su una buona parte del mercato delle telecomunicazioni. I bivi di fronte a cui è posto il consumatore sono diversi. In primo luogo, pagamento del costo di attivazione unico o rateizzato? Nel caso il cliente scegliesse la seconda opzione, gli verrà offerto uno sconto mensile sul costo dell’abbonamento pari all’importo della rata. Ma solo se l’offerta rimane attiva per tutti i mesi che servono per saldare la sottoscrizione: in caso di recesso, tutte le rate rimanenti dovranno essere versate.

Secondo bivio: pagamento automatico o manuale di mese in mese? Per spingere il cliente a scegliere l’opzione automatica, vantaggiosa per l’operatore perché si assicura una sorta di fidelizzazione del cliente, alcune aziende arrivano a offrire sconti del 10% sul costo mensile dell’offerta. Altri, invece, offrono extra GB di dati ogni 30 giorni.

opzione automatica pagamento
Fonte: sito web

Le rimodulazioni non desiderate: come funzionano e perché il mercato italiano è un unicum

I tranelli, però, non si nascondono solamente durante la sottoscrizione di un abbonamento. Nel mondo della telefonia mobile, infatti, gli operatori sono liberi di variare in un secondo momento il prezzo e altre condizioni economiche di un contratto. Sono le cosiddette rimodulazioni unilaterali, che nei fatti vanno ad incrementare per i clienti la tariffa del servizio. I fornitori, ovviamente, non hanno campo libero. Sono infatti tenuti a comunicare agli abbonati il cambiamento di condizioni: se il cliente non si oppone o non recede dal contratto entro un termine specificato, l’aumento diventa effettivo.

Secondo una ricerca condotta dalla azienda di indagini demoscopiche Swg, che ha analizzato la percezione degli italiani riguardo alle logiche del mercato delle telco, un italiano su due ha subito almeno una volta una rimodulazione di prezzo o ha dovuto sostenere costi extra inizialmente non previsti. Questa pratica – dimostra la ricerca – ha alimentato la percezione che dietro un’offerta iniziale vantaggiosa siano sempre nascoste brutte sorprese. Tanto che il 70% dei consumatori preferirebbe pagare una tariffa più alta pur di avere la certezza di non subire alcuna variazione di costo nel tempo.

Ad esempio, dal 19 febbraio al 5 marzo – cioè due settimane di calendario – uno dei maggiori operatori italiani ha comunicato per ben quattro volte di aver modificato in maniera unilaterale alcune condizioni contrattuali.

modifica unilaterale condizioni
Fonte: sito web

Connesso alle rimodulazioni, c’è il tema delle cosiddette «offerte riservate», pratica – o malpractice – tutta italiana. Si tratta di piani che gli operatori storici propongono ai clienti di specifici concorrenti: tramite SMS, telefonate o pagine “nascoste” dei propri siti, propongono solo a loro un piano scontato fino al 40% rispetto a quello di altre offerte che hanno le medesime caratteristiche (i.e. numero di minuti, SMS e GB inclusi) e che sono sottoscrivibili da chiunque.

In apparenza è un affare, ma l’utente accetta un accordo che in realtà discrimina in base all’operatore di provenienza, poiché la stessa identica offerta non è acquistabile da chiunque, e avvia un circolo vizioso di scarsa trasparenza: lo sconto di oggi è finanziato dai rincari di domani. Per poter lanciare offerte riservate aggressive, l’operatore vorrà recuperare margini altrove e lo farà aumentando il prezzo, per esempio, dei piani di chi – ignaro – è rimasto con le condizioni standard. Il circolo si chiude quando entrano in scena i second brand (marchi low‑cost di proprietà degli stessi operatori storici) con cui bombardano di offerte riservate i clienti dei rivali con offerte accattivanti.

In pratica:

  • Chi riceve l’offerta riservata inizialmente paga meno, ma solo finché il gestore non decide di alzare i prezzi;
  • Chi non può accedere all’offerta riservata finanzia lo sconto altrui attraverso aumenti unilaterali.

Così le offerte riservate creano un mercato opaco in cui la certezza del prezzo è un miraggio e ogni consumatore rischia di passare, nel giro di pochi mesi, da «fortunato destinatario» a vittima di un rincaro imprevisto.

Come evitare gli aumenti tariffari

È bene ribadire che questo sistema di modifica unilaterale è lecito. A patto che ne sia data chiara comunicazione con un preavviso di almeno 30 giorni e che il cliente sia informato della facoltà di recedere dal contratto senza dover pagare alcuna penale. Come comportarsi allora? Ci sono varie possibilità:

  • Se si vuole recedere dal contratto, è necessario inviare una Pec, una raccomandata oppure chiamare il servizio clienti dell’operatore. In alternativa, si può andare fisicamente in negozio a comunicare la decisione.
  • Si può accettare un’offerta alternativa dell’operatore, passando quindi a un diverso piano tariffario.
  • Si può cambiare direttamente operatore, chiedendo la portabilità del numero mobile. A questo punto sarà il nuovo operatore a provvedere la chiusura del piano tariffario precedente.

Per le modifiche unilaterali, tuttavia, vale il silenzio assenso: se il cliente non si fa sentire entro 60 giorni dalla ricezione della notifica, l’aumento tariffario sarà automatico.

Le difficoltà del consumatore web e l’arma dell’attenzione

Nel mare magnum del digitale, dagli shop online alle offerte telefoniche, il consumatore è tendenzialmente abbandonato a sé stesso, preda di strategie commerciali mirate e preparate con cura come vere e proprie trappole. Non si tratta spesso di violazioni vere e proprie, ma di pratiche che sfruttano quell’ampia zona grigia che separa il fornitore dal cliente. La distrazione e la pigrizia del consumatore possono arrivare a costare caro, così come il completo disinteresse degli operatori del mercato affinché l’offerta sia limpida e soprattutto raggiunga allo stesso modo, e alle medesime condizioni, tutti gli angoli del mercato. La consapevolezza, in questi casi, è la migliore arma di difesa. Informarsi, leggere e prendersi il tempo necessario per scegliere a che fornitore affidarsi è fondamentale per non cadere nei tranelli del web.