Il bonifico dal conto di Papa Francesco prima di morire: «Così ha donato 200 mila euro per i detenuti»


200 mila euro. Questa la cifra che Papa Francesco ha donato per i detenuti. A rivelarlo è Monsignor Benoni Ambarus, noto come Don Ben, nonché Vescovo delegato alle carceri e ausiliare di Roma che Bergoglio aveva voluto accanto a sé per l’apertura della Porta Santa della chiesa del Padre Nostro nel carcere di Rebibbia. «Fino a pochi giorni fa, il Santo Padre trascinava il suo corpo a Regina Coeli, per urlare al mondo, con tutta la sua forza, la necessità di prestare attenzione ai detenuti. Gli ultimi suoi averi li ha donati a loro, 200mila euro dal suo conto personale», dichiara ad Andrea Ossino su Repubblica.
«Non hanno raccolto il suo appello»
Un impegno, quello del pontefice defunto, che lascia Monsignor Ambarus con l’amaro in bocca per i risultati ottenuti. «Nonostante il suo enorme impegno, le istituzioni non hanno fatto nulla per
dare anche solo un piccolo segnale. Il mio bilancio non è positivo», spiega. Ciononostante, prosegue, «i carcerati vedevano in lui la speranza. Per loro è morto un padre, è il senso della lettera che mi hanno affidato». Quanto a Papa Francesco, riferisce che «soffriva pensando alle condizioni delle carceri» e che «ha sempre mostrato una grande attenzione ma i suoi appelli sono finiti nel vuoto».
«Ha inviato 200mila euro di tasca sua»
Per questo, l’apertura della Porta Santa a Rebibbia rappresenta, a suo avviso, la cifra del suo pontificato: «Era un modo per riaccendere la luce sul mondo dei detenuti. Per loro significa speranza, presenza, rispetto». Infine, il ricordo di un gesto di Papa Francesco lontano dai riflettori. «Quando ho chiesto un contributo, mi ha detto che le finanze erano terminate. Poi ha aggiunto: “Non preoccuparti, ho qualcosa nel mio conto”. Ha inviato 200 mila euro di tasca sua. Ora, con il testamento, vengo a sapere che verrà seppellito grazie a un benefattore. Perché lui ha donato tutto se stesso agli ultimi».