La proposta di Battista: «Stop alle feste del 25 aprile dal prossimo anno»


Pierluigi Battista dice basta al 25 aprile. In un’intervista al Giornale firmata da Hoara Borselli il giornalista ed ex vicedirettore del Corriere della Sera dice che la «famiglia antifascista» che nasce da Stalin. «Una celebrazione di una data così importante va bene. È l’ottantesimo anniversario. Noi facciamo sempre nozze d’argento, nozze d’oro, facciamo pure questo ottantesimo. Però dall’ottantunesimo facciamola finita». Secondo Battista la festa dovrebbe diventare «come il 2 Giugno: si mandano le corone, qualche discorso ufficiale, e punto. Il 2 Giugno è una festa che tutti quanti riconoscono. Che unisce gli italiani. Puoi essere di destra, di sinistra, ma più o meno ti riconosci nei valori repubblicani, no?».
La normalizzazione
Insomma, Battista dice che bisogna normalizzare il 25 Aprile: «Sa perché? Non si possono legare valori che sono universali, come la libertà e la democrazia, a un fatto specifico, molto circoscritto nella storia del mondo, come la liberazione del Nord Italia. Tra due o tre generazioni cosa faremo? Celebreremo la democrazia o la liberazione di Milano?». Anche perché «intorno al 25 Aprile ci sono state delle rotture. Negli anni Cinquanta addirittura si scissero le associazioni dei partigiani. C’era l’Anpi, legata al Pci, e poi una associazione di partigiani dc e liberali. Poi, col tempo, si era desacralizzato. Gli anni finali della prima Repubblica era una festa tranquilla, come il Primo maggio».
Il 25 aprile del ’94
Ma è diventata divisiva, spiega Battista, «il 25 aprile del ’94. Pioveva a dirotto quel giorno. Berlusconi aveva appena vinto le elezioni. Era tornato il nemico e in piazza un’enorme folla diceva che stava tornando il fascismo. Il 25 Aprile tornò a essere la festa dell’allarme. In quel ’94 Bossi partecipò al 25 Aprile e D’Alema decise che la Lega era una costola della sinistra». Da allora sempre così? «No, quando la sinistra è al governo il 25 aprile conta poco. Ci si limita a fare un corteo, a fischiare il padre della Moratti in carrozzina, a insultare e tirare le uova alla Brigata ebraica, senza che l’Anpi si scandalizzi».
L’Anpi
Infine, sull’Associazione Nazionale Partigiani: «Il signor Pagliarulo, che viene spacciato per il capo dei partigiani, è esattamente come me. Né io né lui abbiamo combattuto. Allora, fregiarsi del titolo di partigiano quando non lo sei ha un significato: usurpi un titolo morale in più. Non è vero: tu sei niente. Hai gli stessi titoli morali miei. Se ti dichiari partigiano è come se io aderissi a una associazione di ex garibaldini». L’associazione, invece, «ha senso strumentale. Ti dico una cosa: questo signore che esalta i valori della resistenza italiana nega il valore della resistenza Ucraina. E fa il filo-putiniano. Che coerenza c’è? Lancio una sfida a Pagliarulo: andiamo il 25 aprile insieme a Kiev?».