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Il cantautore transgender Bells Larsen costretto ad annullare il tour negli Usa: «Per Trump ho una M di troppo sul passaporto»

24 Aprile 2025 - 16:24 Gabriele Fazio
«Mi sento sopraffatto dal livello di disumanizzazione a cui è sottoposta la mia comunità», ha detto l'artista canadese al The Guardian

Le rigide regole imposte dall’amministrazione Trump riguardo le entrate in territorio Usa da parte di stranieri, che siano turisti o lavoratori poco importa, continuano a far discutere e a creare enormi disagi. A farsi avanti questa volta è Bells Larsen, cantautore canadese transgender che è stato costretto ad annullare il proprio tour negli Stati Uniti a causa del genere riportato sul suo passaporto. Circa due settimane fa infatti, tramite il suo profilo Instagram, il cantautore, cui ultimo disco racconta proprio del proprio percorso di transizione, scrive: «Per dirla in parole povere, poiché sono transgender (e ho una M sul passaporto), non posso andare in tournée negli Stati Uniti». All’inizio di questo mese l’U.S. Citizenship and Immigration Services, agenzia federale del Dipartimento per la sicurezza interna degli Stati Uniti che gestisce il sistema di naturalizzazione e immigrazione del Paese, ha aggiornato il suo manuale per «riconoscere solo due sessi biologici, maschile e femminile», invertendo la politica dell’era Biden che consentiva l’opzione di un terzo genere sui moduli per visti e immigrazione. Ciò significa che i viaggiatori trans o non binari potrebbero riscontrare problemi con i loro documenti quando richiedono visti o tentano di entrare negli Stati Uniti. «Mi sento sopraffatto dal livello di disumanizzazione a cui è sottoposta la mia comunità – ha detto Larsen intervistato dal Guardian -. Mi hanno tolto il lavoro ma questa cosa è molto più grande di me».

I preavvisi del Canada per i cittadini transgender in viaggio

A marzo il Canada e alcuni Paesi europei hanno emesso avvisi di viaggio per i cittadini transgender, mettendoli in guardia dalle più severe norme statunitensi sui visti se i loro documenti non fossero stati in linea con il sesso assegnato alla nascita. Una situazione surreale e assai complessa da affrontare. Larsen si era già ripromesso di toccare con il suo tour esclusivamente Stati democratici, ma il problema al momento per lui è proprio mettere piede in territorio statunitense. Il sesso biologico indicato sul suo modulo di richiesta del visto, come richiesto dall’USCIS, non corrisponde alla M di man (maschio) sul suo passaporto canadese. Pure l’American Federation of Musicians, un sindacato che riunisce musicisti statunitensi e canadesi, supportato da due avvocati specializzati in immigrazione, ha alzato bandiera bianca, costringendo Larsen ad annullare il proprio tour. «Ho ricevuto un’email che mi informava che la mia richiesta non sarebbe stata elaborata – ha detto Larsen -. Quindi so per certo che non potrò richiedere un visto e venire negli Stati Uniti in tournée, almeno per i prossimi quattro anni».

Quando un musicista transgender prova ad entrare in Usa

«Quando i musicisti stranieri vanno in tournée negli Stati Uniti, di solito richiedono un visto O1 per “capacità straordinarie” – ha affermato Sarah Pitney, un avvocato specializzato in immigrazione a Washington DC – Il visto viene esaminato alla frontiera dagli agenti statunitensi. Se i dati relativi al genere sul visto e sul passaporto non corrispondono un musicista potrebbe essere sottoposto a un interrogatorio invasivo da parte di un agente di frontiera». Sarah Pitney non si occupa del caso Larsen, ma lo commenta con il Guardian: «Se mi chiedete se questo musicista può fare un tour negli Stati Uniti, la risposta è probabilmente sì. Basta che sia disposto a sopportare la mancanza di rispetto di un visto che dice “donna”». Ma, aggiunge l’avvocato Pitney: «Non dovrebbe assolutamente farlo. Sono d’accordo con Larsen: se fossi una persona transgender non verrei in questo Paese. La sua decisione mi sembra sensata e non la metto in dubbio per un secondo». Tra l’altro nella comunità legale statunitense, specie per chi si occupa di immigrazione, comincia a sorgere un sospetto, ovvero che le autorità possano considerare un viaggiatore transgender colpevole di frode se le voci riguardanti il genere sul visto e sul passaporto non corrispondano: «Non è qualcosa che abbiamo ancora visto, ma ipotizziamo che potrebbe accadere e siamo preoccupati».

La paura delle frontiere americane

Quella di Lars è solo l’ultima storia emersa riguardante un personaggio pubblico, ma ci sono anche dei precedenti. Per esempio, il cantautore T. Thomason, residente in Nuova Scozia e transgender, ha dichiarato a Wired di aver annullato un concerto nel Maine. Le storie orribili di viaggiatori trattenuti alla frontiera sono state sufficienti a scoraggiarlo. «Ho pensato che se questo accade alle persone cis, sono davvero preoccupato per quello che potrebbe succedere a me» ha detto. Naturalmente il genere sui propri documenti non è il solo discrimine per entrare serenamente negli Stati Uniti. Per rimanere in tema musicisti, circa due mesi fa la band punk rock UK Subs è stata bloccata all’aeroporto di Los Angeles per aver espresso critiche nei confronti della Casa Bianca: tre di loro sono stati rispediti a casa.

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