La guerra silenziosa per l’eredità di Freddie Mercury: la sorella ricompra di nascosto i cimeli messi all’asta dalla fidanzata


Non accenna a smaterializzarsi il mito di Freddie Mercury, frontman dei Queen, nonostante la sua morte sia lontana decenni nel passato (novembre 1991). Un personaggio talmente iconico da riuscire ancora oggi a creare diatribe. L’ultima è quella tra la famiglia dell’artista e Mary Austin, ex fidanzata e poi amica fedele, la più importante, quella che Mercury volle accanto in ogni modo possibile per tutta la vita, letteralmente fino all’ultimo respiro. Un’amica talmente speciale che quando una polmonite, ingestibile per una persona affetta dall’AIDS, lo portò via ancora giovanissimo (appena 45 anni), il cantante decise di lasciarle metà del suo immenso patrimonio, circa 10 milioni di sterline, compresa la sua mitica villa a Kensington, con 28 camere da letto, ricca di preziose opere d’arte e mobili in stile Luigi XV, quella delle feste forse più famose della storia del rock. Un’eredità pesante su cui Mary Austin riuscì a mettere mano solo dopo otto anni, quando i membri della band le voltarono le spalle dileguandosi, tanto da farle pensare, come dichiarò in un’intervista del 2013: «Oh Freddie, mi hai lasciato troppo, e troppe cose con cui fare i conti».

L’asta
Mary Austin tentò di convincere Freddie Mercury a fare della sua casa un museo, ma lui rifiutò perché desiderava che fosse lei a vivere in quella villa. Una condizione impegnativa, sempre vissuta all’ombra di quello che è considerato il frontman più performante di tutti i tempi, da cui Mary Austin decide di liberarsi nel 2023, quando si rivolge alla rinomata casa d’asta Sotheby’s per vendere tutti gli oggetti iconici legati alla figura e la straordinaria storia di Freddie Mercury. Tutto in vendita dunque, dal ricco guardaroba ai preziosi kimono che faceva arrivare direttamente dal Giappone. Poi chiaramente anche tutti i cimeli riguardanti la storia con i Queen, quindi la corona e il mantello che indossava per chiudere i concerti con We Are The Champions e perfino il testo di Mongolian Rapsody, quella che poi diventerà Bohemian Rhapsody, abbozzato su carta intestata della defunta compagnia aerea British Midland e che in prima stesura cominciava con i versi: «Mama/There’s a war began/I’ve got to leave tonight/I’ve got to stand and fight» («Mamma/C’è una guerra iniziata/Devo partire stasera/Devo resistere e combattere»). Una versione di cui, secondo quanto riportato dal Guardian, nemmeno i più autorevoli biografi della star erano a conoscenza. Parte del ricavato dell’asta intitolata Freddie Mercury: A world of his own, almeno 50 milioni di euro, fu devoluto alla Mercury Phoenix Trust, associazione per combattere l’Aids fondata dai Queen subito dopo la morte del loro leader. «È giunto il momento per me di prendere la difficile decisione di chiudere questo capitolo molto speciale della mia vita» dichiarò in quell’occasione Mary Austin.

Gli acquisti della sorella di Freddie Mercury
In quel momento si incrina definitivamente il rapporto tra Mary Austin e i Bulsara, ovvero la famiglia di origini persiane di Freddie Mercury, vero nome Farrokh Bulsara, che alla morte del musicista ricevette solo il 25% del patrimonio. Pare che la sorella del cantante, Kashmira, in combutta con il figlio Jamal Zook, irritata all’idea che gli oggetti appartenuti al fratello finissero fuori dalla cerchia familiare, avesse partecipato all’asta collegata telefonicamente con un complice, strapagando centinaia di cimeli battuti quel giorno. In tutto Kashmira Bulsara avrebbe speso oltre tre milioni di sterline. Il Sun è riuscito a saperne di più tramite una fonte, che rivela: «Kashmira era arrabbiata e sconvolta nel vedere così tanti beni del suo amato fratello diventare disponibili all’acquisto da parte di chiunque. Così, prima dell’asta, si è recata a una visione privata organizzata dalla casa d’asta, in forma anonima, con Jamal e il suo assistente personale, per vedere quali pezzi avrebbe potuto provare ad acquistare. Poi, quando arrivò il momento dell’asta, l’assistente personale di Kashmira si recò personalmente da Sotheby’s e rimase al telefono con Kashmira per tutto il tempo. Avevano stanziato un budget enorme – prosegue la fonte – quindi erano molto contenti nonostante avessero pagato ben oltre il prezzo stimato per ogni pezzo». La famiglia Bulsara avrebbe riportato a casa un jukebox Wurlitzer modello 850 per 406.400 sterline e anche un gilet con i ritratti dei sei adorati gatti di Freddie venduto per 139.700 sterline, quello, per intenderci, con cui Mercury girò, pochissimi mesi prima di andarsene, il video di These Are The Days Of Our Lives, l’ultima sua uscita pubblica, il suo commovente saluto al pubblico mondiale. L’acquisto più costoso di Kashmira Bulsara, 457.200 sterline, è stata una giacca in stile militare realizzata per il 39° compleanno del fratello. Ma nella lista della spesa troviamo anche otto pagine di bozze del testo della hit dei Queen del 1974 Killer Queen per 279.400 sterline, un vaso Daum Persimmons, trasformato da Mercury in una lampada con paralume (22.860 sterline) e una felpa Nike che ha raggiunto quota 40.640 sterline. L’asta si è chiusa con vendite per oltre 11 milioni di sterline.
Mary Austin e Freddie Mercury
Quella tra Mary Austin e Freddie Mercury è una delle più autentiche storie d’amore della storia del rock. I due si conoscono nel 1969, lei proviene da una famiglia poverissima, i genitori erano entrambi sordi, lui in quel periodo gestiva insieme a Roger Taylor, futuro batterista dei Queen, una bancarella di vestiti usati al Kensington Market. Si innamorano, si fidanzano, nonostante le finanze non siano eccellenti, dividono anche un minuscolo appartamento con un’altra coppia. Poi il talento di Freddie Mercury e dei Queen viene riconosciuto, arriva il primo contratto, anche una proposta di matrimonio improvvisa, il giorno di Natale del 1973, alla quale Mary Austin dice chiaramente si. Allo stesso modo, improvvisamente, esplode la vita di Freddie Mercury, tra denaro, successo ed eccessi, anche sessuali, fino alla rivelazione, ormai inevitabile, che Mary Austin nel documentario Freddie Mercury: The Untold Story racconta così: «Mi disse: “Penso di essere bisessuale”. Gli risposi: “Penso che tu sia gay”. E non dissi altro. Ci abbracciammo e basta».
Un rapporto che non si interrompe in quel momento, anzi, Mercury considerava Mary Austin una sorta di scrigno dove conservare la propria umanità più autentica. L’amore della sua vita, come la chiamava, e cantava, nella meravigliosa Love Of My Life, a lei dedicata. La volle sempre accanto, tanto da acquistare per lei un appartamento da 300mila sterline a due passi dalla sua casa, concedendole, anche quando fidanzato ufficialmente con Jim Hutton, un posto accanto a lui nelle cene di casa Mercury. Lei avrebbe anche voluto un figlio dall’amico Freddie, ma l’artista fu costretto a rifiutare: «Ti amo, ma non riesco a fare l’amore con te». Il loro rapporto fu così palesemente genuino che nemmeno nel film Bohemian Rhapsody, la cui trama è stata abilmente manipolata da Roger Taylor e Brian May (nella prima stesura, come raccontato da Sacha Baron Cohen, il primo ad essere contattato per interpretare Mercury, il cantante moriva a metà film, cosa che convinse l’attore a cestinare l’offerta dandogli dei matti), si poté non raccontare di Mary Austin. «Tutti i miei amanti mi hanno chiesto perché non potessero sostituire Mary – dichiarò in un’intervista lo stesso Mercury – ma è semplicemente impossibile». Ancora oggi Mary Austin è l’unica a sapere dove sono sepolte le ceneri di Freddie Mercury. Non lo ha mai rivelato a nessuno, nemmeno alla famiglia del cantante, per sua precisa volontà. C’è chi dice che siano in un cimitero della zona ovest di Londra o sotto un ciliegio nel giardino della sua villa, la verità è che rimasero per due anni nella villa e poi un giorno Mary Austin riuscì a sfuggire alla curiosità dei pellegrini devoti ai Queen che regolarmente si trovano fuori dalla villa e all’occhio indiscreto dell’autista, e andò a seppellire i resti del suo amico e amore della sua vita.