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Claudio Amendola apre un ristorante romano a Milano: «La carbonara veg e l’amatriciana light? Magnatevele voi»

25 Aprile 2025 - 08:22 Alba Romano
claudio amendola
claudio amendola
Non mangia più come a trent'anni: «Sennò muoio. Ma sedersi a tavola è una gioia».

Claudio Amendola è cintura nera di forchetta. Per questo ha aperto a Milano una Cascina Romana che propone piatti capitolini. E oggi in un’intervista a La Stampa dice che l’intelligenza artificiale non gli ruberà il lavoro. E nel colloquio con Francesca D’Angelo aggiunge che è «assurdo farsi aiutare invece di studiare. Pure nelle canzoni con l’auto-tune so’ tutti Giorgia, senza averne la voce». Amendola dice che la peculiarità della cucina romana «è sicuramente l’accoglienza: da noi si mettono le zampe sotto il tavolo e si sta là, a mangiare. Mi piacciono i pranzi lunghi, godermi i piatti, la compagnia. A casa mia, Francesca Neri, mio figlio ed io pranzavamo e cenavamo sempre insieme. Era un momento fondamentale per noi».

La bottiglieria dei Cesaroni

L’attore dice che il suo personaggio nei Cesaroni «ce prova. Quanto a me, è presto per fare bilanci ma dai sorrisi vedo che la clientela è soddisfatta. So che non sto inventando nulla: non sono il primo, né l’ultimo, a portare qui la cucina romana. Ci sono pure tanti colleghi e amici, come Luca Argentero ed Edoardo Leo. Non è una gara a chi fa la carbonara più buona, anche se poi sono felice se mi dicono, come è successo, che la mia è la migliore pasta». Mentre la carbonara veg e l’amatriciana light non troveranno mai cittadinanza da lui: «Ognuno è libero di sperimentare, però… magnatevele voi». Anche se lui non mangia più come a trent’anni: «Sennò muoio. Ma sedersi a tavola è una gioia».

Il rapporto con il cibo

«Quando non giro, mangio e metto su quei 5 kg in più. Poi a ridosso del ciak mi metto a dieta ma non mi pesa: non sto male, non mi alzo la notte con la fame perché sono motivato. Il fatto che non lo patisca mi fa capire che non ho un disturbo alimentare. Dietro al cibo possono esserci problemi gravi, a volte gravissimi, o il semplice piacere di godersi una parte bellissima di vita», aggiunge. Suo figlio in casa è «lo chef: bravissimo, segue molti ristoranti di nicchia, ama provare nuovi sapori». A Cascina Romana offrono il Cappuccino di baccalà: «L’ho scoperto, e amato, da adulto grazie al mio socio Andrea La Caita e allo chef Adriano Baldassarre. È uno dei piatti forti della nostra proposta più sofisticata, insieme alla Fettuccina del cornuto e alla cipolla cremosa».

L’intelligenza articiale

Una volta ha detto che l’intelligenza artificiale cancellerà gli attore. Oggi precisa che quella era solo «una mezza battuta. Sono preoccupato, anche se nessuna macchina potrà mai dire una battuta con la stessa intensità di un Elio Germano». Dal 2026 l’Academy premierà anche gli attori che ricorrono all’IA per correggere i difetti di dizione: «È assurdo. Hai l’accento? Studia e levatelo. Punto. Quando feci Mery per sempre, sono stato tre mesi a Palermo con Tony Sperandeo che mi portava tutti i santi giorni nei locali, dicendomi: “Ascolta la musica” cioè la parlata. Così si fa. Ora è diverso, pure nelle canzoni: con l’auto-tune so’ tutti Giorgia, senza averne la voce. C’è una rincorsa alla perfezione quando invece Dio è nell’imperfezione. È la fallibilità che, da artista, mi interessa».

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