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La falsa narrazione del “reporter italiano” sul Donbass e la strage di Odessa

25 Aprile 2025 - 15:01 David Puente
Le falsità sarebbero state riportate da un reporter ritenuto "propagandista italiano al servizio del Cremlino" da Reporters Without Borders

Circola un’immagine che ritrae Vittorio Nicola Rangeloni, il quale si presenta come “reporter italiano”, noto per la diffusione di diverse narrazioni false riconducibili alla propaganda del Cremlino sul conflitto in Ucraina, in particolare su quanto accaduto nel Donbass e a Odessa.

Per chi ha fretta

  • Come riportato dall’organizzazione Reporters Without Borders (Reporter senza frontiere, RSF), Rangeloni è un «propagandista italiano al servizio del Cremlino».
  • L’immagine sostiene la bufala del “Colpo di Stato” in Ucraina nel 2014.
  • Sul Donbass viene proposta la narrazione del Cremlino senza specificare come era realmente iniziato il conflitto.
  • Viene riportato in maniera fuorviante il numero delle vittime della guerra sostenuta dal Cremlino nel Donbass.
  • L’immagine riporta il falso sulla strage di Odessa.

Analisi

Nell’immagine leggiamo:

Lo sfogo del reporter italiano: “Nel Donbass I’Ucraina bombarda da 8 anni, dove eravate?”

Che strano… nessuno ha organizzato fiaccolate quando, dopo il colpo di stato di 8 anni fa, gli ucraini massacravano i russi del Donbass solo perché parlavano e pregavano nella loro lingua: 14.000 vittime fra civili e militari. Nel 2014 c’è stata la strage di Odessa: gli ucraini diedero fuoco al sindacato che era pieno di anziani, donne e bambini e chi scampo all’incendio fu ucciso a fucilate. Ma nessuna fiaccola si è mai accesa per loro.

Ecco come viene condivisa l’immagine, in questo caso dall’utente Roberto Avventura (noto per la diffusione di altre fake news, come ad esempio qui e qui):

Ancora con la falsa storiella che Putin avrebbe invaso un paese “sovrano”? In realtà, Putin è stato costretto, nel 2022, a intervenire per difendere i russofoni. E non dimentichiamo Andrea Rocchelli, il giornalista italiano ucciso dai nazisti ucraini , nel 2014, e di cui non si parla, perché sorpreso a documentare i loro crimini.

Le narrazioni dell’immagine

Partiamo dalla prima falsità, spesso ripetuta dalla propaganda russa: quella secondo cui nel 2014 ci sarebbe stato un colpo di Stato in Ucraina. Di fatto, non ci fu alcun colpo di Stato. In realtà, si è trattato di una rivoluzione: il popolo ucraino si era sollevato in modo civile contro il governo di Viktor Janukovyč, che ha tentato di reprimere le proteste con la forza, provocando una reazione ancora più ampia da parte della cittadinanza.

La narrazione sul Donbass viene portata avanti direttamente dal presidente russo Vladimir Putin, che in passato ha sostenuto l’esistenza di un presunto “odio” da parte di Kiev verso i cittadini dell’area orientale dell’Ucraina. In realtà, a scatenare il conflitto armato non fu il governo ucraino, che fino a quel momento non aveva mai avviato azioni ostili contro il proprio territorio, ma i separatisti armati sostenuti e finanziati dal Cremlino, intervenuti subito dopo l’occupazione militare russa della Crimea. Di fatto, non si trattava affatto di una “guerra civile”, come raccontato dai sostenitori della propaganda russa, ma di un conflitto internazionale come spiegato dalla sentenza del 2022 della Corte dell’Aja.

Per quanto riguarda il numero delle vittime, un documento delle Nazioni Unite pubblicato nel 2022 riferisce che tra il 2014 e il 2021 il conflitto, scatenato dalla Russia, ha causato tra le 14.200 e le 14.400 morti: almeno 3.404 civili, circa 4.400 membri delle forze ucraine e circa 6.500 combattenti dei gruppi armati.

Infine, sulla strage di Odessa del 2014, una recente sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) racconta una verità ben diversa da quella sostenuta dalla propaganda russa. Secondo quanto riscontrato dalla Corte dopo anni indagini, furono gli attivisti anti-Maidan a barricati all’interno del Palazzo dei Sindacati, avviando il lancio di molotov dall’alto contro i manifestanti pro-Maidan, che risposero a loro volta con altri lanci, causando l’incendio che provocò la morte di 42 persone. La CEDU ha stabilito che a scatenare i disordini di quel giorno, precedenti all’incendio del Palazzo, fu la propaganda russa. Inoltre, ha evidenziato che alcuni ufficiali di polizia ucraini, alcuni successivamente fuggiti in Russia, avrebbero sostenuto gli attivisti anti-Maidan nell’attacco ingiustificato contro i sostenitori pro-Kiev. La sentenza non parla di presunte “fucilate” contro chi tentava di fuggire dall’incendio.

Chi è Vittorio Nicola Rangeloni

Vittorio Nicola Rangeloni, come riportato dall’organizzazione Reporters Without Borders (Reporter senza frontiere, RSF), è un «propagandista italiano al servizio del Cremlino». Di fatto, non è l’unico italiano che lavora diffondendo la narrazione propagandista di Vladimir Putin. Sempre secondo l’articolo del 2024 di RSF, Rangeloni «lavora presso l’African Initiative, l’agenzia di propaganda russa in Burkina Faso».

Il percorso professionale del propagandista Vittorio Nicola Rangeloni riflette le strategie alla base delle campagne di influenza internazionale del Cremlino, in particolare in Ucraina e nel Sahel. Originario di Lecco, città del nord Italia, il trentaduenne è laureato in geometria, parla perfettamente il russo grazie alla madre, russa, ed è nostalgico dell’Unione Sovietica. Rangeloni ha iniziato la sua carriera di propagandista nel 2015 nell’Ucraina occupata, prima nei territori di Donetsk e Lugansk, poi a Mariupol dopo l’invasione russa su vasta scala nel febbraio 2022.

Conclusioni

La narrazione riportata nell’immagine non corrisponde al vero. Infatti, questa cita diverse bufale della propaganda russa usate per giustificare l’invasione in Ucraina iniziata nel 2014 per volere di Vladimir Putin.

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