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Ucraina, altro che pace. Putin si riprende il Kursk e minaccia: «Ora sconfiggiamo i neonazisti di Kiev»

26 Aprile 2025 - 20:53 Simone Disegni
Vladimir Putin
Vladimir Putin
Mentre i leader occidentali a Roma piangono il Papa il presidente russo celebra la riconquista della regione occupata dagli ucraini: «Disfatta totale» per Zelensky

Altro che pace. Mentre i grandi del mondo affollavano il sagrato di San Pietro per i funerali di Papa Francesco, e Donald Trump si sedeva a quattr’occhi con Volodymyr Zelensky per provare a smussare le distanze sul possibile accordo di cessate il fuoco, Vladimir Putin era impegnato in conciliaboli di tutt’altro genere. Nella mattinata di sabato il presidente russo ha infatti ricevuto un briefing speciale dal capo di stato maggiore del suo esercito Valery Gerasimov. Tema chiave dell’incontro (in video): la riconquista del Kursk e la strada verso la sconfitta del nemico. L’invasione ucraina della regione di Kursk, lanciata con una mossa a sorpresa ad agosto 2024, è «completamente fallita», con la liberazione di tutto il territorio, ha annunciato tronfio Putin sulla base di quanto riportatogli dal capo delle forze armate. E la «disfatta completa del nemico» ora «crea le condizione per altre operazioni di successo delle nostre truppe su altre zone del fronte e porta più vicino la sconfitta del regime neo-nazista», ha proseguito Putin, come riporta con grande evidenza la Tass. Toni che ricordano da vicino quelli usati nella prima fase del conflitto, quando il capo del Cremlino contava di piegare la resistenza dell’Ucraina in pochi giorni, e incendiava gli animi nazionalisti dei suoi con costanti strali contro i presunti «neonazisti» al governo a Kiev.

Il doppio gioco del Cremlino

All’indomani dell’ennesimo faccia a faccia con l’inviato di Donald Trump, Steve Witkoff, il Cremlino ha voluto ribadire la porta formalmente aperta all’iniziativa diplomatica Usa: «La Russia è pronta a riprendere i colloqui con Kiev senza alcuna precondizione», fa sapere Mosca in una nota. Eppure nelle stesse ore, ricevendo Gerasimov, Putin si produce in dettagli sulla prodezza militare portata a casa, sottolineando le «enormi perdite subite dal nemico» nel Kursk, «comprese le forze più pronte al combattimento, addestrate ed equipaggiate, anche con equipaggiamento occidentale – unità d’assalto e forze speciali». E sottolinea perciò con doppio orgoglio «l’eroismo» dimostrato dai suoi uomini nel Kursk: «Mi congratulo con tutto il personale, con tutti i combattenti e i comandanti per questo successo, per la vittoria. Grazie per il vostro coraggio, il vostro eroismo e il vostro servizio alla nostra patria e al popolo russo». Servizio reso peraltro negli ultimi mesi non solo da soldati russi, ma pure da quelli mandati al fronte dall’alleato Kim Jong-un. Le truppe nordcoreane impegnate nel Kursk hanno dato «un supporto considerevole» all’operazione per riprendere il Kursk, ha sottolineato nell’incontro Gerasimov. Secondo Kiev, comunque, «l’operazione difensiva delle forze dell’Ucraina in alcune aree della regione di Kursk continua. La situazione operativa è difficile, ma le nostre unità continuano a mantenere determinate posizioni e a svolgere i compiti assegnati, infliggendo al contempo danni al nemico con tutti i tipi di armi e con tattiche di difesa attiva».

L’arresto di un «agente ucraino» per l’attentato di Mosca

Nel frattempo il servizio d’intelligence interna russo (Fsb) ha anche fatto sapere di avere fermato un presunto «agente dei servizi speciali ucraini» con l’accusa di avere piazzato la bomba che ieri ha fatto saltare in aria l’auto del generale russo Yaroslav Moskalik, uccidendolo. L’Fsb, citata dall’agenzia Ria Novosti, afferma che l’ordigno è stato fatto esplodere a distanza con un segnale inviato «dal territorio ucraina». Il sospetto è stato identificato come Ignat Kuzin, 32 anni, «in possesso di un permesso di residenza in Ucraina». Secondo l’ufficio per le pubbliche relazioni dell’Fsb, l’uomo avrebbe acquistato l’auto, vi avrebbe piazzato l’ordigno esplosivo artigianale che lui stesso aveva preparato e l’avrebbe parcheggiata nel luogo dell’attentato, nella cittadina di Balashikha, ad est di Mosca. Quando Moskalik stava uscendo da un edificio, ricostruiscono i servizi russi, «l’ordigno è stato fatto detonare a distanza dal territorio dell’Ucraina». No comment sulla vicenda, almeno per ora, dalle autorità o dai servizi di Kiev.

In copertina: Il presidente russo Vladimir Putin parla in videoconferenza col capo di stato maggiore dell’esercito Valery Gerasimov – 26 aprile 2025 (Ansa/Epa – A. Kazakov)

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