Le deportazioni di Trump colpiscono anche i bambini: tre espulsi dagli Stati Uniti insieme alle madri, la più piccola ha 2 anni


Tre bambini di età inferiore ai sette anni, tutti cittadini statunitensi, sono stati espulsi insieme alle loro madri perché prive di documenti. Lo ha reso noto l’Unione americana per le libertà civili (Aclu), secondo cui i tre bambini in questione avrebbero 2, 4 e 7 anni. Le loro famiglie, si legge in un comunicato dell’associazione, vivevano da anni negli Stati Uniti e sono state espulse per via del controverso piano di deportazioni avviato dal presidente Donald Trump. Gli agenti dell’Ice, l’agenzia federale statunitense che si occupa di immigrazione e sicurezza delle frontiere, hanno fermato la prima famiglia con minore lo scorso 22 febbraio. Il 24 aprile la stessa sorte è toccata a un’altra madre e ai suoi figli.
L’isolamento e l’espulsione
In entrambi i casi, denuncia l’Aclu, le forze dell’ordine hanno tenuto le famiglie in isolamento. Rifiutando o non rispondendo ai molteplici tentativi di avvocati e familiari di contattarle. Le due madri erano candidate per l’assistenza all’immigrazione. Ma poiché l’Ice ha negato loro l’accesso ai loro avvocati, non hanno potuto riceverla e sono state entrambe deportate insieme ai figli. «Queste azioni violano apertamente le direttive scritte e informali dell’Ice, che impongono il coordinamento della cura dei minori con tutori disponibili, indipendentemente dal loro status di immigrazione, quando vengono eseguite le espulsioni», attacca l’Unione americana per le libertà civili.
La madre incinta e il bambino malato di cancro
Uno dei tre bambini espulsi dagli Stati Uniti, si legge nel comunicato dell’Aclu, è affetto da una rara forma di cancro metastatico. È stato deportato senza ricevere farmaci né avere la possibilità di consultare i medici curanti. Tutto questo, precisa l’associazione, è accaduto nonostante gli agenti dell’Ice fossero stati informati in anticipo delle urgenti esigenze mediche del bambino. Una delle madri espulse, inoltre, è attualmente incinta e le forze dell’ordine americane hanno deciso di espellerla dal Paese senza garantire la continuità delle cure prenatali o la supervisione medica.
Verso una battaglia in tribunale?
Oltre che indignare una parte dell’opinione pubblica americana, l’espulsione dei tre bambini di cittadinanza statunitense solleva più di qualche perplessità giuridica. Terry Doughty, un giudice federale della Louisiana nominato proprio da Trump, ha mostrato preoccupazione per la decisione di espellere una bambina di due anni in Honduras senza nemmeno che si sia celebrato un processo. «Il governo sostiene che tutto questo va bene perché la madre desidera che la bambina venga deportato con lei. Ma la corte non sa se è davvero così», ha scritto il giudice, peraltro di orientamento conservatore. Il togato ricorda quindi che «è illegale e incostituzionale deportare» un cittadino statunitense. E visto che la bambina in questione è nata sul suolo americano, è a tutti gli effetti una cittadina americana. Il prossimo 16 maggio si terrà un’udienza per verificare gli aspetti legali del caso.
La tensione tra Trump e giudici sul piano di deportazioni
La vicenda dei tre bambini americani espulsi dagli Stati Uniti è destinata a riaccendere ancora una volta lo scontro tra Casa Bianca e potere giudiziario sul controverso piano di deportazioni avviato da Trump. Nei giorni scorsi, l’Fbi è arrivato addirittura ad arrestare Hannah Dugan, giudice della corte distrettuale di Milwaukee, con l’accusa di aver aiutato un immigrato senza documenti a scampare all’arresto.