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Ascoli, striscione contro la fornaia antifascista: «Da quel negozio un tale fetore». Ma il sindaco si schiera con gli agenti: «Sono loro le vere vittime»

27 Aprile 2025 - 14:26 Alba Romano
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Lorenza Roiati, la fornaia identificata dalla polizia il 25 aprile: «Solidarietà da tutta Italia, ma dalla mia città un silenzio raggelante». Il centrosinistra incalza il primo cittadino e lui risponde: «Sciacallaggio politico»

Continua a far discutere la vicenda che vede protagonista Lorenza Roiati, la fornaia che la mattina del 25 aprile ha affisso fuori dal suo panificio «L’assalto ai forni», ad Ascoli Piceno, uno striscione con la scritta «Buono come il pane, bello come l’antifascismo». Per quel gesto, simbolico e pacifico, la donna è stata avvicinata dalla polizia di Stato e identificata. «Di fronte alla solidarietà che mi è arrivata da tutta Italia, il silenzio della mia città è stato raggelante», confessa Roiati in un’intervista a Repubblica. In realtà, racconta la donna, non è la prima volta che srotola uno striscione per ricordare la Resistenza: «È dal 2019 che lo faccio, da quando abbiamo aperto il forno e il negozio. Un anno abbiamo srotolato un “Fischia il vento”, un altro abbiamo esposto la bandiera della Palestina. Ci avevano identificati nel 2020, ma solo perché c’era il Covid, un intervento così pressante e intimidatorio non l’avevamo mai subìto».

Lo striscione contro la fornaia

La denuncia via social ha portato un’ondata di solidarietà per Lorenza Roiati. La stessa vicinanza, però, non è arrivata dai suoi concittadini, forse anche a causa della storia della sua città, Ascoli Piceno, tradizionalmente legata alla destra. «Da quel forno un tale fetore che diventa simpatico anche il questore», si legge in uno striscione affisso nella notte in viale De Gasperi, che polemizza contro il “lenzuolo antifascista” esposto dalla fornaia.

L’appello del Pd al sindaco di Ascoli Piceno

L’episodio non è passato inosservato ai politici locali, in particolare a Francesco Ameli, segretario provinciale del Pd, che si è rivolto all’amministrazione comunale di Ascoli Piceno chiedendo di battere un colpo e condannare quanto accaduto. «Gli episodi di questa notte con l’affissione di manifesti sono l’ennesimo gesto inqualificabile da chi pensa di rimanere impunito in città», dice l’esponente dem. Il silenzio che critica Ameli è quello di Marco Fioravanti, eletto con Fratelli d’Italia: «Fioravanti, dove sei? Visto che pare aver perso le parole, come opposizione stiamo presentando un’interrogazione in consiglio comunale nella quale chiediamo di rendere conto del suo silenzio e del comportamento della polizia municipale sui fatti del 25 aprile», conclude il segretario provinciale del Pd.

La risposta del primo cittadino

Nel primo pomeriggio di domenica, Fioravanti rompe il silenzio e si schiera fermamente dalla parte degli agenti di polizia, che a suo modo di vedere sono le vere vittime di questa vicenda, perché «hanno subìto una violenta aggressione social solo per aver fatto il proprio lavoro: dopo una segnalazione, come accade ogni giorno e accaduto anche lo scorso anno il 25 aprile, hanno semplicemente verificato il contenuto di uno striscione. Registrato come il contenuto fosse legittimo e non offensivo, non ne hanno ordinato la rimozione e hanno continuato a svolgere il loro lavoro per garantire la sicurezza dei cittadini». Il sindaco di Ascoli Piceno se la prende quindi con i politici di centrosinistra che lo invitavano a intervenire sulla situazione, tra cui Matteo Ricci, ex sindaco di Pesaro e oggi eurodeputato del Pd. «Matteo Ricci ha fatto sciacallaggio, non è mai stato in questa città, ha dovuto mettere Ascoli Piceno su Google Maps visto che nemmeno dopo il sisma è venuto a portare la solidarietà ai terremotati. Ha strumentalizzato ragazze e ragazzi liberi, che difendevano i propri ideali e i propri valori, interrompendo anche il lutto nazionale nella giornata del funerale del nostro Sommo Pontefice», ha attaccato Fioravanti in un video diffuso sui social.

Foto copertina: Instagram/L’Assalto ai forni

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