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Zelensky cerca sponde in Vaticano, faccia a faccia sull’Ucraina anche con Zuppi e Parolin. Ecco cos’ha chiesto ai due papabili italiani

27 Aprile 2025 - 00:00 Diego Messini
Volodymyr Zelensky Pietro Parolin Ucraina Vaticano
Volodymyr Zelensky Pietro Parolin Ucraina Vaticano
Oltre a Trump, Meloni e von der Leyen, il leader ucraino ha approfittato della missione a Roma anche per rafforzare i legami con due candidati alla successione di Papa Francesco

A Roma per i funerali di Papa Francesco, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha trovato tempo e modo di vedere in primis i leader politici occidentali, certo: Donald Trump su tutti ovviamente – la foto del loro colloquio su due seggiole improvvisate è già Storia – e poi Emmanuel Macron, Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen. Ma nelle ore successive alle esequie di Bergoglio, il leader ucraino s’è anche premurato di cercare nuove sponde in Vaticano, ora che gli equilibri di potere potrebbero mutare anche da quelle parti, in direzione tutta da stabilire. Zelensky ha visto infatti in sequenza pure due cardinali vicinissimi negli ultimi anni a Papa Francesco, e che nelle prossime settimane potrebbero diventare ancor più centrali, dato che i loro due nomi circolano con insistenza proprio per succedere a Bergoglio: Pietro Parolin e Matteo Zuppi. Il primo è stato sino a una settimana fa segretario di Stato della Santa Sede, di fatto il “primo ministro” e capo della diplomazia del Vaticano. Il secondo, oltre che arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha rivestito anche il ruolo di inviato di Papa Francesco per la pace tra Russia e Ucraina. Due figure chiave dunque per la linea sull’Ucraina del Vaticano, di ieri, di oggi e forse ancor più di domani.

Cosa ha chiesto Zelensky ai due papabili italiani

Con Parolin, ha riferito Zelensky stesso in serata, la conversazione si è concentrata in particolare «sul cammino verso una pace giusta e duratura, nonché sugli sforzi di Ucraina, Stati Uniti ed Europa per stabilire un cessate il fuoco pieno e incondizionato». Zelensky si è detto grato per il sostegno riscontrato «al diritto all’autodifesa dell’Ucraina e al principio secondo cui le condizioni di pace non possono essere imposte al Paese vittima», e ha detto di fare affidamento sulla Santa Sede «affinché continui ad assisterci nell’unificare gli sforzi internazionali per raggiungere la pace, per il rimpatrio dei bambini ucraini deportati dalla Russia e per la liberazione dei prigionieri». Proprio gli obiettivi che Papa Francesco aveva sempre indicato come prioritari nei negoziati pur delicatissimi portati avanti tra Russia e Ucraina. Nodi affrontati in dettaglio pure con Zuppi, che quelle trattative le ha condotte nei mesi scorsi anche in prima persona in molteplici viaggi. «La cosa più importante per il nostro Stato è riportare a casa tutti i nostri connazionali, riportare più vite a casa, ai loro cari e alle loro famiglie», ha sottolineato Zelensky riferendo dell’incontro col presidente della Cei. «Ci sono molti bambini trattenuti contro la loro volontà in Russia. Vogliamo riportarli a casa, ed è per questo che ci rivolgiamo ancora una volta al Vaticano per chiedere questo aiuto».

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