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Trump-Zelensky, ora Macron svela i retroscena dell’incontro a San Pietro: «Ecco cos’ho detto a Donald prima di lasciarli soli»

28 Aprile 2025 - 22:31 Diego Messini
Il presidente francese parla a "Paris Match" e si dice ottimista sul possibile cambio di linea degli Usa. «La terza sedia tolta all'ultimo? Era per l'interprete»

La terza sedia predisposta per l’incontro tra Donald Trump e Volodymyr Zelensky nella Basilica di San Pietro? «Era per l’interprete». Alla fine è il presidente francese Emmanuel Macron a svelare l’arcano della “terza sedia” tolta in fretta e furia da personale del Vaticano un attimo prima che i leader di Usa e Ucraina si sedessero a confabulare, sabato mattina prima dei funerali di Papa Francesco. Il capo dell’Eliseo, d’altronde, aveva interesse a dipanare il dubbio che il terzo incomodo, poi non voluto, fosse proprio lui. «Hanno tolto la sedia dell’interprete perché Volodymyr Zelensky preferiva parlare in inglese», spiega ora Macron in un’intervista a Paris Match. Uscita pubblica, la prima dopo gli storici incontri di sabato a Roma, utile per ricostruire come sia andato quel faccia a faccia improvvisato in Basilica e cosa possa davvero significare per il futuro dell’Ucraina, e dell’Europa.

La pressione su Trump funziona?

«A Roma non era previsto che vedessi Trump», premette Macron. Invece l’incontro si è materializzato, non lontano dalla bara di Papa Francesco. «Abbiamo parlato per qualche minuto in Basilica. Gli ho ripetuto che bisgna essere molto più duri coi russi», ricostruisce il presidente francese. «Poi è arrivato Zelensky e abbiamo avuto una discussione tutto insieme anche con Keir Starmer. Abbiamo invitato Trump e Zelensky a riannodare una discussione di fiducia» dopo lo scontro epocale di febbraio alla Casa Bianca «e a discutere dell’organizzazione delle prossime settimane. Cosa che hanno fatto». A precisa domanda, Macron non svela cosa i due leader si siano detti esattamente in quei 15 minuti. Dice però di aver riparlato dopo quel faccia a faccia con entrambi, e di vedere un cambiamento promettente nella posizione di Trump. «Credo che siamo riusciti grazie a quell’incontro in Vaticano a rimettere pressione sulla Russia. E credo di aver convinto gli americani della possibilità di un’escalation di minacce, e potenzialmente di sanzioni, per spingere i russi ad accettare un cessate il fuoco», afferma Macron, che annuncia: «Nei prossimi 8-10 giorni accresceremo la pressione sulla Russia».

Il momento della verità per il cessate il fuoco e la centralità di Roma

Certo gli Usa dovranno dimostrare coi fatti nei prossimi giorni e settimane di aver appreso la lezione. «L’obiettivo – spiega Macron – è che gli americani vadano presto a Kiev» per completare il lavoro di negoziazione della tregua, visibilmente sbilanciato sin qui verso il Cremlino. «Dobbiamo lavorare in profondità a delle misure di accompagnamento di questo cessate il fuoco per preservarlo dal lato ucraino», dice il presidente francese alludendo alle richieste di copertura americana più volte avanzate sulla possibile missione d’interposizione armata a guida franco-britannica. Macron, più di tutto, confida nel rapporto di continui scambi che ha costruito con Trump. «Come si fa a negoziare sui territori mentre ti bombardano? Gliel’ho detto: “Vedi, hai ottenuto qualcosa di molto forte, l’ok degli ucraini sulle garanzie di sicurezza, il che non era affatto scontato. Ora bisogna valorizzare questa conquista”». I prossimi 15 giorni, comunque, saranno successivi. E chissà che una svolta non possa arrivare, così, proprio durante un altro possibile appuntamento romano: quello che si creerà con l’inaugurazione del nuovo Pontificato, una volta concluso il prossimo Conclave. «Se andrò a Roma per il prossimo Papa? Non lo escludo, è sempre l’occasione di avere scambi diplomatici coi nostri partner europei e oltre». Anche se il feeling con la padrona di casa, Giorgia Meloni, proprio non decolla.

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