Chiara Ferragni prende tutto. Diventa azionista di maggioranza del suo brand: «Ora libera di guidare, decidere, cambiare»


«Sono per la prima volta diventata azionista di maggioranza di Chiara Ferragni Brand». Con queste parole Chiara Ferragni annuncia sui suoi profili una nuova era per la sua azienda, postando un messaggio Whatsapp probabilmente del suo legale: «Congratulazioni, Chiara! Ti comunico che da questo momento hai il 99% della società che ha il tuo brand». «Non è solo una questione di quote o di percentuali: è un inizio. Questa decisione è un passo concreto. È la scelta di rimettere le mani sulla mia storia, senza delegare, senza più far finta che tutto vada bene quando non va. È assumersi il peso e la bellezza di guidare, decidere, cambiare. È essere libera per la prima volta nel portare avanti il mio brand ed il mio nome», spiega l’imprenditrice, che non ha vissuto un periodo felice per i suoi prodotti dall’occhio azzurro. «Non voglio raccontare una favola, le favole non esistono. Ma so che sto provando a costruire qualcosa di nuovo. Con fatica, lucidità e responsabilità. Non vi racconterò una rinascita perfetta – scrive -, quella non sto riuscendo a viverla nemmeno io. Vi racconterò la realtà fatta di alti e bassi, imperfetta, mia. E questo è l’unico punto da cui ripartire».
Come cambia Fenice Srl
Il cambio riguarda la società Fenice Srl, azienda proprietaria del marchio “Chiara Ferragni“, in piena ristrutturazione, e che finora vedeva l’imprenditore Pasquale Morgese azionista al 27,5%, con l’influencer al 32,5% e l’altro 40% nelle mani dell’ex presidente Paolo Barletta (poi sostituito dall’amministratore unico Claudio Calabi). L’aumento di capitale, attuato solo da Ferragni, ha cambiato gli equilibri. Secondo quanto ricostruisce Radiocor l’imprenditrice della moda è salita al 99%, con Morgese in minoranza (avrebbe sottoscritto solo una minima quota, mantenendo i diritti di socio). In base all’ultimo verbale dell’ultima assemblea dei soci della Fenice Srl, il risanamento si attesta intorno ai 6,43 milioni di euro. Di questi, 50mila euro rappresentano l’aumento del capitale sociale, mentre il sovrapprezzo di circa 6,38 milioni è destinato quasi integralmente «a coprire le perdite residue».